martedì 4 ottobre 2011

“Siamo qui per trasmettere l’esperienza acquisita a Madrid”

Intervista a Mónica López, fotografa e giornalista, partecipante al movimento degli Indignati di Wall Street


Con la protesta cittadina e l’occupazione delle piazze come metodo, con la rivendicazione che le persone siano al di sopra dell’economia, gli Indignati statunitensi hanno trovato i propri referenti nella “primavera araba” e nel 15M spagnolo. Oggi il movimento 'Occupy Wall Street', a immagine e somiglianza di quello 'Toma la plaza', si sta già estendendo in vari punti della geografia nordamericana.

Mónica López, fotografa, giornalista e membro della commissione video dell’accampata di Sol, sta partecipando da due settimane al movimento degli Indignati di Wall Street.

Come ci finisce un’Indignata spagnola a Wall Street?
Dopo la manifestazione del 15 maggio, sono rimasta a Sol le tre settimane che durò l’accampata. Sono stata nella commissione video, alla quale continuo a partecipare. Lì, mi sono unita ad altri membri della commissione per  realizzare un documentario sul movimento 15M e quando abbiamo saputo dell’iniziativa di occupare Wall Street, abbiamo deciso di venire a coprirla.
Ed è arrivato il 17S…
Il 17 settembre c’era la manifestazione, alla quale teoricamente dovevano partecipare 20.000 persone, ma all’inizio eravamo solo 300. Lì distribuirono volantini e invitarono tutti allo Zuccotti Park (ribattezzato dagli Indignati Liberty Plaza) per partecipare a un’assemblea generale. In 200 circa abbiamo deciso di accamparci. Il giorno dopo iniziarono a crearsi le commissioni come a Sol. In ogni angolo si vedevano persone in circolo che facevano piccole assemblee.
Un’accampata come quella di Sol?
Bè, non è la stessa cosa accamparsi in Spagna a maggio che farlo qui, fa molto freddo e piove quasi tutti i giorni. Inoltre, la polizia non ci permette né di montare tende né di coprirci con teloni per ripararci dalla pioggia. La terza notte c’era minaccia di pioggia, e quindi all’una del mattino abbiamo montato due teloni, uno per ripararci e l’altro sul cibo. Sono andata a letto alle 5 e, quando ho aperto  gli occhi alle 7, ho visto tre tende nella piazza. Sono stata molto felice. Mi sono detta che ormai era una vera accampata. E così mi sono messa a riprendere e a fare foto, ma in poco meno di dieci minuti è arrivato un gruppo di poliziotti e ci ha obbligati a smontare tende e teloni. Da allora, è tutto all’addiaccio e le uniche cose che abbiamo per ripararci dalla pioggia sono i sacchi a pelo e gli impermeabili.
Quanta gente partecipa al movimento?
La prima notte eravamo in 200, ma la cifra è cresciuta in queste due settimane fino a 500. Le assemblee sono più grandi, di circa 2000 persone. Un poliziotto mi ha detto che finché non facciamo niente di illegale né molestiamo i vicini, possiamo restare in piazza  tutto il tempo che vogliamo. Il problema è che è proibito montare tende, teloni, usare il megafono … non si può fare niente!
E voi Indignati spagnoli che avete fatto lì?
Noi abbiamo creato la commissione video.  Abbiamo iniziato a parlare delle commissioni che abbiamo in Spagna e le hanno create anche qui. Non avevano niente di realizzato e adesso  hanno già creato la commissione di azione, infrastruttura, alimentazione e sicurezza. Siamo venuti  a passare loro un po’ dell’esperienza che ci portiamo da Madrid, perché abbiamo fatto un sacco di errori e non vogliamo che li facciano anche loro. Il secondo giorno siamo andati a cercare un generatore per avere elettricità in piazza e lavorare da qui come abbiamo fatto con la commissione video di Madrid, per non dover andare a casa a caricare la batteria dei computer o delle macchine fotografiche e per avere la connessione a internet.
E hanno preso nota?
Poco a poco, gli costa. Noi abbiamo raccontato loro come è successo in Spagna. Abbiamo messo su una lavagna le commissioni create a Madrid e hanno iniziato a poco a poco a sviluppare l’organizzazione, l’assemblea e le commissioni.  Anche se, come è normale, lo fanno a modo loro.
Sono molto diversi dagli Indignati spagnoli?
La società americana non ha niente a che vedere. Io pensavo di avere più o meno un’immagine di come fosse,  però arrivando qui mi sono accorta che in realtà non ne avevo idea. È la prima volta che vengo in America.  La metà di quelli che partecipavano all’inizio erano sempre stati attivisti e l’altra metà studenti e hippies americani. Tuttavia, col passare dei giorni, hanno iniziato ad arrivare famiglie, madri con bambini, anziani … ma soprattutto ci sono tanti giovani. Per quanto riguarda le richieste, sono più o meno le stesse ma si focalizzano maggiormente sulle banche. Perciò è a Wall Street.
Ci sono due grandi lamentele: i media e la polizia.
Senza dubbio. I media non sono venuti il primo giorno. Hanno cominciato ad arrivare la seconda sera, però registravano e non mandavano in onda nulla. Più tardi, quando abbiamo iniziato ad essere moltissimi di più, e soprattutto alla luce di quanto è successo il giorno 24 quando hanno arrestato più di cento persone usando violenza, spray al peperoncino e reti, non hanno avuto altra possibilità se non fare eco. Inoltre, questa settimana sono venuti a trovarci vari personaggi mediatici per appoggiarci, come Michael Moore e l’attrice Susan Sarandon.
Riguardo alla polizia, all’inizio ho pensato che non avevo mai visto degli agenti così educati. Chiedevano tutto per favore e con buone maniere.  Ma è durata tre giorni. Quando ha iniziato a piovere e abbiamo provato  a mettere i teloni, hanno cominciato ad arrestare la gente in modo violento. Dopo le cose sono peggiorate ancora. Suppongo che succederà come a Madrid, dove non si aspettavano che la protesta durasse ma, quando quelli in alto hanno visto che così non era, sono cambiate le cose.

1 commento:

  1. Vorrei gentilòmente chiedere come mai gli indignati non denunciano lo strozzinaggio bancario del SIGNORAGGIO, ovvero l'illegalità del sistema secondo il quale le banche private battono moneta al posto dello stato (BCE come prima la Banca d'Italia e come tutte le banche che al mondo emettono moneta sono enti privati)

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