martedì 31 maggio 2011

MainFatti: Giovani: in 7mln a casa dei genitori e l'Italian Revolution non parte

Ci sono "los indignados" ed ora "les indignes" ma "gli indignati" in piazza no. E quelle generazioni che secondo CGIL "nate fra il 1974 e il 1994 hanno assorbito per intero il costo della crisi economica" rimangono "unite nell'apatia" come scrive The Econimist.


I dati che ha diffuso la CGIL sullo "stato dell'arte" (o meglio sullo "stato delle cose" o meglio ancora delle "case") della situazione giovanile in Italia è sconcertante. Nessuno per questi dati naturalmente si straccia le vesti (anche perché firmate) e talmente ci si è fatto il callo che poco importa se "oltre sette milioni di giovani, quelli compresi tra i 18 e i 34 anni, vive ancora in casa dei genitori". Il paradosso è che questa situazione sia considerata quasi "normale" e "fatale" sia per i "padri" che per i "figli" dato il silenzio pesante che si respira nel Paese. E mentre in Spagna gli "indignados" sono disposti a farsi manganellare dalla polizia pur di manifestare il dissenso generazionale e solamente ieri a Parigi, in piazza della Bastiglia, "les indignes" hanno incominciato a manifestare, l'"italianrevolution" (questo è l'hashtag, ovvero la "parola chiave col cancelletto" su Twitter) stenta non solo a decollare ma anche a nascere. E' vero che una minoranza ci prova sempre, ma il solito irriducibile "motorino d'avviamento" alimentato dai coraggiosi ed inossidabili elementi, ha un'energia troppo debole per accendere il motore della rivolta nonviolenta "alla spagnola". La CGIL snocciola dati e disegna il futuro prossimo dei "giovani" italiani cioè: "Nuclei fatti in parte di pensionati ma soprattutto di precari che li inserisce in una sorta di 'cuscinetto sociale' che rimane al di sotto della media dei redditi dei cittadini italiani e al di sopra della soglia di povertà". Laura Mariani responsabile delle Politiche abitative per CGIL osserva: "E' una sorta di primato negativo per il nostro paese: siamo l’economia avanzata nella quale la minoranza costituita dai giovani ha pagato il prezzo più alto della recessione e continua a farlo. Statisticamente le generazioni nate fra il 1974 e il 1994 hanno assorbito per intero il costo della crisi economica". E questa generazione si dovrebbe quantomeno "innervosire" secondo le regole della sociologia, soprattutto per la disoccupazione che è a quei livelli che inducono alla "tensione sociale". Ma allora perché nelle piazze europee ci sono gli "los indignados" e "les indignes" e non "gli indignati"? E' l'Economist a spiegarlo, in un articolo online che descrive un'"Italia che dorme", "unita nell'apatia" (Italy slumbers. United in apathy. Why young Italians stay at home http://is.gd/lW4E4w). Nell'articolo si parte dall'esempio di Twitter che cinguetta di hashtag come "spanishrevolution" che corrisponde ad una rivoluzione, mentre l'"italianrevolution" era sostanzialmente una mera "incitazione", da parte degli spagnoli residenti in Italia (e pochi altri, quel famoso "motorino d'avviamento") al "contagio" della rivolta nonviolenta. E la manifestazione "chiamata" per il 21 maggio a Roma, Milano e altre città, come "italianrevolution" su Twitter, spiega l'Economist, è stata accolta da pochi e, soprattutto, dai soliti giovani spagnoli residenti in Italia. The Economist tenta di spiegare l'entusiasmo dei giovani indignados rispetto al "torpore" dei giovani italiani, per il fatto che i primi sono "arrabbiati" per essere passati da un'economia di "prolungato boom" ad un crollo repentino, mentre gli italiani sono "semplicemente storditi" da un decennio di crescita trascurabile. Ma poi The Economist dopo un articolo dai toni abbastanza "gentili" nei confronti dei giovani italiani, cala la ghigliottina: "Un recente sondaggio ha rilevato che il lavoro più ambito dagli italiani tra i 26 e i 50 anni è il 'posto pubblico'. A quanto pare in Italia la rivoluzione può attendere". Insommma, per usare un'immagine cara alla generazione che ancora, obtorto collo (ma forse anche no), sta a casa dei "suoi", i giovani italiani non hanno più quell'"occhio della tigre" che ci rendeva famosi nel mondo. Non a caso nel film Rocky III lo "stallone italiano" Rocky Balboa veniva incitato da Apollo Creed con queste commoventi parole: "Anch'io ero come loro, quando sono entrato qui. Li vedi quegli sguardi, Rocky? Tu devi tornare ad avere quello sguardo. Gli occhi della tigre, amico. Gli occhi della tigre". Ma l'eco di Gianni Morandi suona inquietante dalle TV accese dalle mamme: "Dai che ce la fai!".

Zara Marini Silvi


ASSEMBLEA 30 MAGGIO ORE 19.00 @ S.GIOVANNI

ASSEMBLEA 30 MAGGIO ORE 19.00 @ S.GIOVANNI


150 persone presenti


1. PRESENTAZIONE GRUPPI DI LAVORO.


a) Gruppo Comunicazione
             Web : volantini,grafici,designer,traduttori
b) Gruppo Diffusione                
                          distribuzione nei punti strategici della città
c) Gruppo Giornalisti
redazionale
d) Commissione Lavoro
- analisi settori colpiti dalla crisi → raccolta info sulle diverse lotte e vertenze dal 2007
- capire motivi della condizione odierna,individuare obiettivi fondamentali, creare una “piattaforma
rivendicativa” sull'esempio di Madrid
- creare una mailing list
e) Gruppo Istituzioni
- Banche → sovranità monetaria ; signoraggio
- Partiti
- Nuova legge elettorale
f) Gruppo Organizzazione
- “commissione protocollo” → gesti di approvazione,dissenso,ecc durante le assemblee
- creare una postazione con pc e pendrive per registrare gli interventi durante le assemblee
g) Commissione Stampa
- Comunicati a tutti i giornalisti
- sottolineare la non violenza e lucidità per evitare strumentalizzazioni
h) Commissione Non-Violenza


- analisi storica dei movimenti non violenti
- 13 punti (Riferimenti Storici – lotte non violente)
- arrivare a redigere una carta Costituzionale
i) Commissione Esistenziale
- sviluppare l'aspetto esistenziale,riportare i meri strumenti al loro reale significato
l) Commissione Democrazia Reale
- punto di contatto con i cittadini,raccolta proposte
m) Commissione Affari Esteri
- coordinamento fuori Roma




2. PROPOSTE IN ASSEMBLEA UNITARIA


1) ogni sera assemblea ore 19 s.Giovanni
2) creare sezione news , un “notiziario democratico”
3) eliminare il meccanismo delle collette in termini monetari
4) durante la settimana riunione delle commissioni,poi Domenica si delibera sulle proposte a cui si è
lavorato durante la settimana
5) creazione database delle info da condividere
6) sull'esempio del “Partito dei Pirati” (Svezia) → un software di supporto per facilitare il sistema
decisionale, usati solitamente nelle grandi Società per Azioni, per permettere il voto a migliaia di
azionisti, piattaforma elettronica di supporto per le decisioni, proposte e pareri.
7) “trappola internet” → prediligere comunicazione dal vivo
8) unire tutti i movimenti, creare solidarietà  con le altre lotte in corso
9 ) decidere quali movimenti appoggiare
10) Domenica 5 giugno creare un grande evento per unire tutti i movimenti
11) Riunirsi più volte a settimana
12) Assemblea  Divisa : - gruppi operativi  - gruppo unitario
13) creare una commissione per la causa omosessuale
14) risolvere meccanismi di decisione assembleare
15) atteggiamento non violento anche in caso di “attacco”
16) grande manifestazione ( tra un mese ed oltre),pullman organizzati dalle diverse città,con
accampamento.
17) redazione sommario dell'ultima assemblea
18) su proposta del movimento spagnolo in conferenza stampa a Madrid,grande manifestazione il
15 ottobre
19) Volantini per informare i nuovi arrivati
20) spostare assemblea alle ore 22.00 per agevolare i lavoratori
21) organizzare l'assemblea in un semicerchio con dei corridoi in cui dei moderatori possano far
muovere il megafono
22) creare cartelli con tutto ciò che serve all'assemblea e alle commissioni


3. SI RIUNISCONO I DIVERSI GRUPPI DI LAVORO


4. DELIBERAZIONE FINALE DELL'ASSEMBLEA:


1. chi non fosse d'accordo con le decisioni dell'assemblea per esprimerlo deve partecipare ai gruppi
di lavoro per evitare che qualcuno di passaggio faccia perdere tempo
2.le funzioni ed i rappresentanti dei gruppi di lavoro devono girare ogni giorno
3. c'è bisogno di un referente per ogni gruppo di lavoro
4. c'è bisogno di un comitato di accoglienza che spieghi ai nuovi arrivati il funzionamento delle
commissioni e del voto
5. ì prossimo evento da pubblicizzare sarà nei giorni 3-4-5 ore 18
6. si farà una commissione per comunicare con gli altri movimenti e gruppi,per indicare quali
cartelli si possono portare nella piazza ; ciò riguarda solo i contenuti,le bandiere restano escluse
7. il gruppo accoglienza rimane una priorità da risolvere ed organizzare
8. metodi per mandare l'informazione a tutte le testate giornalistiche di entrambi gli schieramenti
politici
9. creazione di un percorso da intraprendere per espandere nei quartieri la democrazia tramite delle
urne
10. introduzione di un moderatore nell'assemblea unitaria con il compito di moderare gli interventi


Scarica:


http://www.robotica.it/studio/indignati/assemblea_31-05.pdf

UnoNotizie: INDIGNATI, DOPO LA SPAGNA ANCHE IN ITALIA / Roma, il vento dell'indignazione e della democrazia soffia anche in Italia


E i romani si organizzano in piazza San Giovanni



INDIGNATI, DOPO LA SPAGNA ANCHE IN ITALIA.l Roma, il vento dell'indignazione e della democrazia soffia anche in Italia. Ultime notizie Roma - Domenica 29 maggio in Piazza San Giovanni oltre 400 persone, tra giovani, studenti, precari e meno giovani, hanno dato vita ad un'assemblea pubblica per parlare di democrazia reale e partecipazione. La protesta degli indignati, nata in Spagna ed ora diffusa in molti paesi d'Europa, ha preso piede anche in Italia. Roma, Bologna, Firenze, Pisa, Catanzaro, Palermo e altre città d'Italia si stanno organizzando.


Democrazia Reale Ora, lo slogan sotto cui tutti questi gruppisi riconoscono, nasce sulla scia dell'esperienza spagnola, con la quale condividono la modalità di partecipazione: assenza di bandiere, rifiuto della violenza, decisioni prese sulla base del voto di piazza. Banditi inoltre la violenza e l'uso di alcol e droga. 


Democrazia Reale Ora si propone di dar vita ad un ampio movimento che possa veicolare proposte concrete ed inerenti la specifica situazione italiana, nate dall'organizzazione e dalla partecipazione della gente comune. Proposte volte al cambiamento di questo sistema sociale, politico ed economico disumanizzante, non democratico e violento.


L'organizzazione di Democrazia reale oraè assolutamente assembleare e democratica, tutte le proposte vengono sottoposte alla piazza e votate, chiunque ha diritto di prendere parola. 


L'assemblea tenutasi nel pomeriggio di domenica, ha rappresentato il primo passo verso la costruzione di un'assemblea permanente, che divisa in gruppi di lavoro e commissioni, lavorerà su proposte concrete.


Parole d'ordine: confronto, partecipazione, lucidità e non violenza. 


La proposta di costruire commissioni volte ad approfondire tematiche importanti e delicate, come il precariato, il diritto alla casa, la mancanza di una reale rappresentanza politica e di una vera democrazia partecipata, è stata subito accolta, tanto che già da ieri alcune commissioni hanno cominciato a lavorare. 




Gli indignati si danno appuntamento ogni giorno alle ore 19.00 a Piazza San Giovanninello spazio adiacente la statua di San Francesco. Sempre nella stessa piazza è in programma una tre giorni di mobilitazione, assemblee, studio e approfondimento, i giorni 3, 4 e 5 giugno dalle ore 17.00.


Aggiornamenti e notizie sul blog ufficiale del gruppo romano di Democrazia Reale Roma:


http://italianrevolution-roma.blogspot.com/



MicroMega: Democrazia reale, ora! Gli “indignati” arrivano a Roma

Sull’esempio dei loro fratelli maggiori di Madrid e Barcellona, contrastano le politiche di austerità indotte dalla crisi e reclamano un futuro. Diffidenti nei confronti dei partiti, sono affamati di politica. E provano a reinventare la democrazia.


di Marco Zerbino



«Senza casa, senza lavoro, senza paura». Una piccola scritta rossa su un grande striscione bianco, poco sotto il più gettonato «democrazia reale ora!», cattura la mia attenzione. È una progressione decisamente eloquente, non c’è che dire, quella che i nostrani «indignati», riunitisi a Piazza San Giovanni in Laterano sull’esempio dei loro fratelli maggiori spagnoli, hanno utilizzato a mo’ di autorappresentazione. Chi ha visto peggiorare la propria situazione socio-economica e ha dovuto rimettere in discussione le proprie aspettative occupazionali in maniera repentina nel giro di due o tre anni, comincia a pensare di non avere veramente più nulla da perdere: questo, mi viene da pensare, è il significato di quei tre «senza» in successione. Un paio di decenni di politiche economiche neoliberiste, poi lo scoppio della crisi finanziaria con annesso travaso di risorse dalle tasche delle famiglie a quelle dei grandi istituti bancari, un conseguente impegno dei governi di ogni colore a fare cassa tagliando la spesa pubblica ed ecco trasformati i figli del ceto medio, talvolta ultrascolarizzati e plurilaureati, in disoccupati cronici, senza casa, senza lavoro, ma anche, sempre più, senza paura. Soprattutto, ed è l’impressione che mi rimane dopo aver girato un po’ per la piazza e aver ascoltato alcuni degli interventi che si susseguono al microfono, sempre più consapevoli della dimensione collettiva dei loro problemi. Non è un caso se, sulla via del ritorno, mi tornano in mente con insistenza le parole del don Milani di Lettera a una professoressa: «ho scoperto che il mio problema è anche il tuo. Sortirne da soli è l’avarizia, sortirne insieme è la politica».



Già, la politica. A piazza San Giovanni, sotto la statua di San Francesco d’Assisi, i protagonisti di quella che aspira a diventare la «Italian Revolution» ci tengono a specificare di essere «democratici, nonviolenti e apartitici» ma di certo non apolitici. Fare politica qui vuol dire innanzitutto riprendersi il proprio futuro, partecipare, opporsi in maniera frontale alla separatezza istituzionale che affligge una classe dirigente sempre più autoreferenziale, sempre più lontana dai bisogni concreti delle persone: reddito, casa, lavoro, sanità, trasporti, istruzione, cultura. È questo clima di rifiuto della delega, molto probabilmente, che spiega l’insistenza sul tema della democrazia reale, contrapposta alla finta democrazia del sistema bipolare in cui schieramenti e partiti in apparente contrapposizione tra loro sono chiamati alternativamente a mettere in pratica ricette politiche molto simili. Vale per l’Italia, e vale anche per la Spagna. E i ragazzi spagnoli di Puerta del Sol, di Plaça de Catalunya e di altre quaranta fra città e piccoli centri della penisola iberica, questo aspetto sembrano averlo molto chiaro, tanto da aver inserito fra le loro rivendicazioni anche la richiesta di un sistema elettorale proporzionale «che non discrimini nessun partito politico né volontà popolare». Non che qui i partiti politici siano amati, tutt’altro. Eppure è forte la consapevolezza del legame che tiene unito il sistema bipolare al carattere monocorde delle politiche economiche messe a punto a Bruxelles, a Washington, o nei lussuosi uffici di qualche agenzia di rating.



«L’idea di “fare come in Spagna” è nata su sollecitazione di un gruppo di ragazzi spagnoli residenti a Roma che hanno organizzato, qualche giorno fa, un sit-in di solidarietà con le manifestazioni in corso nella penisola iberica», mi spiega Chiara. «A quell’incontro c’era anche qualche italiano, alcuni venivano da precedenti esperienze politiche, altri no, ma quello che è più importante è che siamo stati conquistati subito dall’idea di un movimento che proponesse una vera e propria “rivoluzione etica”, un nuovo modo di intendere la società, la politica e l’economia con al centro l’essere umano e non il profitto». Quando osservo che liberare l’economia dal profitto è un obiettivo politico quanto mai ambizioso e decisamente «sistemico», Dario interviene prontamente nella discussione per specificare che «noi non siamo contro il capitalismo e contro il mercato; solo vorremmo un’economia più giusta, un capitalismo meno selvaggio e più rispettoso della vita delle persone, qualcosa che è ancora tutta da inventare e da costruire». «Le categorie di destra e sinistra», prosegue Chiara sulla stessa lunghezza d’onda «sono legate al passato, e non crediamo che servano molto a spiegare quello che sta succedendo e ad individuare le risposte da dare. A Puerta del Sol, a Madrid, in piazza c’erano sia ragazzi di destra che di sinistra, e questo non ha impedito comunque di elaborare insieme una piattaforma rivendicativa».



Sarà, ma a scorrere rapidamente il manifesto degli indignados spagnoli, salta agli occhi una tale caratterizzazione politica in senso antiliberista che sembra difficile pensare a un endorsement da parte di un giovane fan di Rajoy: vada per l’eliminazione degli sprechi della classe politica, che è il classico tema che (a parole) mette d’accordo tutti, ma quando si arriva ai temi economici e sociali, ci si imbatte in proposte che vanno dalla riduzione della giornata lavorativa per combattere la disoccupazione (qualcuno si ricorda ancora delle 35 ore di bertinottiana memoria?) all’aumento delle tasse per i più ricchi, all’esproprio delle case costruite e rimaste invendute per farne alloggi popolari, all’introduzione della patrimoniale, o ancora all’aumento delle risorse destinate a scuola, sanità e trasporti, per concludere con un programma di assunzioni nel settore pubblico e con la nazionalizzazione delle banche in difficoltà per farne delle «banche pubbliche sotto controllo sociale». Insomma, roba da far impallidire Hugo Chavez…



Luca, che interviene al microfono, nella vita fa il muratore, ha lavorato anche nel cantiere della metro C dove recentemente è morto un operaio, e prova a fare esattamente questo tipo di riflessione. «La separatezza di questa classe politica vergognosa è direttamente collegata alle morti sul lavoro, alla disoccupazione e al non riuscire ad arrivare alla fine del mese». A un certo punto gli scappa anche detto che è iscritto al sindacato e che milita in un partito politico, e lì la reazione dell’uditorio non si fa attendere. «Ciascuno di noi ha le sue idee politiche, e magari in passato ha votato questo o quel partito», sostiene Bea, che è spagnola ed è qui in Erasmus «ma riteniamo che quello che stiamo facendo qui sia qualcosa che vada oltre, qualcosa che ha a che fare con la nostra dignità e i nostri diritti di esseri umani e di cittadini, di persone, per cui preferiamo cercare la massima trasversalità e lasciare in secondo piano le contrapposizioni politiche». Mario, anche lui spagnolo, la pensa in maniera simile: «in Spagna il movimento è riuscito ad estendersi così tanto anche alla gente “normale”, anche agli anziani, alle madri di famiglia, proprio perché ha scelto di non far leva sulle divisioni partitiche, ma sull’idea di un’unità di popolo, un polo indignato, che veramente non ne può più». È lo stesso concetto che viene ribadito, oltre che in molti interventi, anche nel volantino che viene distribuito in piazza: «A lungo si è discusso sul nome di questa realtà. Italian Revolution? Democrazia Reale Ora? Indignati? Poi ci siamo resi conto che noi non abbiamo un nome, o meglio, che il nome è indifferente. Se volete chiamarci, chiamateci gente, cittadini, persone, o esseri umani stanchi, indignati e che esigono un cambiamento. È un rivoluzione Etica quella che serve, è democrazia reale ora quella che dovremo pretendere».



Ma come funziona, in concreto, la democrazia reale? «In alcune città spagnole», mi dice Chiara «si sta cominciando a fare sul serio: si è scelto di decentrare, di abbandonare le piazze centrali e di tentare di mettere in piedi esperimenti di democrazia diretta nei vari quartieri, andando prima a sensibilizzare gli abitanti, facendo dei volantinaggi e discutendo con loro». Nella piazza romana, al momento, i metodi di discussione e di decisione, mutuati in parte da quelli utilizzati dai ragazzi di Madrid, sono ancora in fase di definizione. Molti sono già consapevoli del sistema gestuale utilizzato in Spagna durante le assemblee. Far vibrare in alto le mani, a braccia tese, equivale ad un gesto di approvazione, ad un applauso o, in caso di votazione, ad un voto favorevole. Incrociare gli avambracci all’altezza del volto significa invece segnalare un dissenso. Quando poi qualcuno, parlando, si dilunga o si ripete, la cosa gli viene gentilmente segnalata ruotando le braccia di fronte al petto, con un gesto che sembra dire: «riavvolgere il nastro». Certo è che si preferisce il metodo del consenso rispetto a quello della votazione a maggioranza. Alla fine dell’assemblea, viene anche votata una divisione in commissioni e gruppi di lavoro, per affrontare tematiche specifiche in vista dell’elaborazione di un manifesto. C’è molta insistenza sul fatto che questo deve essere il frutto di un lavoro collettivo. Per il momento, in un grande bussolotto vengono raccolti i pensieri e i suggerimenti di tutti coloro che vogliono contribuire con un «pizzino». Le decisioni verranno poi riportate all’assemblea, che è sovrana e che ha l’ultima parola su tutte le questioni.



Ma in Spagna, con il tentato sgombero di Plaça Catalunya a Barcellona, si è già cominciato a vedere anche un altro aspetto con cui gli «indignati», prima o poi, potrebbero essere costretti a fare i conti, vale a dire quello della repressione. Sulla caratterizzazione pacifica e nonviolenta del movimento l’accordo è totale, tanto che, per organizzare l’incontro, è stata chiesta una regolare autorizzazione per l’occupazione di suolo pubblico, e tanto che, quando qualcuno utilizza il termine «occupazione», riferendosi ad una possibile permanenza ad oltranza in piazza nei prossimi giorni, c’è chi lo contesta. Per il momento, si decide di replicare l’appuntamento senza dar vita ad un presidio permanente. Quando poi si stabilisse di seguire l’esempio degli spagnoli fino in fondo, l’idea è quella di andare avanti con determinazione, ma senza cercare uno scontro fine a sé stesso. A Barcellona, del resto, si sono viste scene da anni Sessanta, con i manifestanti che offrivano fiori ai poliziotti in tenuta antisommossa. Rivoluzionari sì, e «senza paura». Ma pur sempre gentili.


Storia del movimento M15

Il video vuole ripercorre la storia, i valori e le radici del "Movimento 15M" che rappresenta una speranza di cambio delle regole sociali. 



lunedì 30 maggio 2011

Discorso all'assemblea

Oggi, siamo scesi in piazza per i motivi più disparati. Ognuno di noi porta con se una storia ed un esperienza diversa, ma dobbiamo sempre ricordarci che i nostri singoli problemi sono le conseguenze dirette di una causa comune a tutti.

Una politica economica sbagliata, tesa a renderci schiavi di una ristretta élite economica. Il profitto dei banchieri sopra l’essere umano. Loro, i nobili del 21° secolo, noi, i nuovi servi della gleba. Una politica economica manovrata dalle banche, che in maniera illecita ci sta togliendo ciò che è nostro di diritto.

Noi non siamo merce per politici e banchieri. Vogliamo vivere e non semplicemente sopravvivere.
Siamo a favore di una società più umana, non violenta e non razzista, dove al centro non ci sia il denaro, inteso come mezzo di potere e controllo, ma l’uomo.

Noi siamo semplici cittadini, persone comuni che studiano o lavorano, con diversi orientamenti politici e di generazioni differenti.

Ma tutti siamo indignati e preoccupati per la situazione politica, economica e sociale che vediamo intorno a noi, per la corruzione dei politici e dei banchieri, per l’impotenza del cittadino.

E’ necessaria, quindi, una rivoluzione etica. Siamo persone e non prodotti del mercato. Io non sono solo ciò che produco o che compro.

Tra noi non ci saranno leader, tutto sarà deciso nelle assemblee cittadine. Tutti sono invitati a partecipare, forze dell’ordine, operai, impiegati, casalinghe. Libertà è partecipazione.

Da parte nostra non ci sarà violenza. Attraverso la pratica della disobbedienza civile mostreremo al mondo la reale faccia di questa nostra “democrazia” incompiuta.

Ci uniremo ai nostri fratelli spagnoli, francesi, inglesi e islandesi.

I leader europei hanno fatto l’Europa del denaro, noi cercheremo di porre le basi per l’Europa dei Popoli.



domenica 29 maggio 2011

29/05/2011. Democrazia reale ora. Grande assemblea di San Giovanni


Oggi dalle 19.00 gli “indignati” che vivono a Roma (ma che provengono da tantissimi luoghi differenti) si riuniscono di nuovo in Piazza San Giovanni, sotto la statua di San Francesco; tanti di quelli che hanno partecipato ad un concertone del primo maggio sapranno di che piazza e statua parlo.
Questo di lunedì 30 maggio sarà il secondo incontro dal vivo delle persone che si stanno unendo nella capitale italica per dare vita a quel movimento che in Spagna è diventato ormai una realtà che coinvolge centinaia di migliaia di persone in tutto il paese e che ha occupato, giorno e notte, con pratiche di democrazia diretta le più importanti piazze delle maggiori città spagnole. I giovani e meno giovani, indignati e delusi da questo sistema economico-politico, si accampano e si riuniscono in assemblea e in gruppi tematici per decidere proposte e per prendere decisioni collettive su tantissimi temi. Gli indignati non violenti di Barcellona hanno anche subito una piccola repressione a suon di manganellate da parte della polizia ma dopo poche ore, in migliaia, hanno rioccupato la piazza dove si erano riuniti ormai da giorni.
La protesta di “Democrazia reale” che stanno portando avanti gli spagnoli prende le mosse un po’ dalle azioni che hanno scatenato le rivoluzioni nei paesi arabi, che tutt’ora proseguono contro gli eserciti e i governi di transizione a dispetto di quanto sostengono i saccenti esperti nostrani, e un po’ dalla “rivoluzione” islandese dove alcuni dei responsabili finanziari della forte crisi che il paese sta vivendo sono stati arrestati e sono state promulgate nuove leggi contro la corruzione. Ma, ovviamente, questi non sono i confini politici all’interno dei quali si muovono le proteste, si tratta di semplici eventi. Come ogni sana democrazia insegna le scelte, le proposte, le decisioni si prendono collettivamente in assemblee aperte e partecipate da i non indifferenti.
E’ per questo che questa forma di movimento ricorda molto la “propaganda del fatto” di malatestiana memoria: fare una cosa che si vuole dire è il modo migliore per dirla. In questo caso, migliaia di cittadini richiedono democrazia praticandola in prima persona nelle piazze e condividendo questa pratica con migliaia di altri che avvertono lo stesso bisogno.
Forse è per questo che la protesta portata avanti soprattutto dai giovani che, insieme ai pensionati, sono quelli che più subiscono l’arroganza di questo sistema politico-economico così corrotto e in via di estinzione, si sta diffondendo in tutta Europa. In Grecia, che è il paese europeo messo peggio, sono settimane che decine di migliaia di persone sono accampate in Platìa Syntagma (la piazza del parlamento di Atene) e non accennano ad andarsene (il 29 maggio sono segnalate oltre 100.000 persone in piazza…). Bisogna anche dire che in Grecia, ormai da un paio di anni gli scioperi generali di massa si susseguono alternandosi ad azioni clamorose e costanti scontri di piazza tra manifestanti e polizia a causa della crisi profondissima che sta portando nel baratro tutto il paese, anche e soprattutto quelle persone che non hanno fatto niente per creare la crisi. I soliti noti, invece, non hanno nessun problema.
Oltre alla Grecia la solidarietà diffusa e la protesta democratica stanno accendendo focolai in Francia, Inghilterra, Germania (che però è il paese meno colpito dalla crisi) e, come detto, anche in Italia. Diverse città della penisola stanno vedendo la nascita di assemblee spontanee di piazza e da ieri, domenica 29 maggio, tocca anche a Roma e ai suoi abitanti fare la sua parte.
I grandi media ne parlano poco (a dire la verità non seguendo la TV in nessuno dei suoi canali non ne conosco più il comportamento) ma in tutta Europa sta succedendo qualcosa di veramente significativo, anche se non è detto che tutto quanto sta succedendo porterà a delle conseguenze concrete di medio-lungo periodo.
Il livello organizzativo è ancora molto “scarso” e disarticolato mentre non esiste alcuna sponda politica che possa ricevere e farsi onestamente portavoce delle richieste di democrazia che vengono dal basso. Per questo motivo uno dei punti cruciali di questo movimento sarà il modo in cui, se dovesse crescere, dovrà condividere le decisioni e le proposte prese in assemblea con un paese intero. Per adesso è molto difficile anche solo farle conoscere dato che i media spettacolo si occupano più di altro.
In ogni caso dalla piazza occupata di Barcellona è arrivato un gran bel segnale: a fronte delle durissime manganellate della polizia la piazza non ha reagito con violenza (questo però a causato il ferimento di oltre 100 manifestanti) prendendosi sì tantissime legnate gratuite ma trovando la forza di rioccupare la piazza dopo un paio di ore con migliaia di persone che non hanno intenzione di mollare di un centimetro e, anzi, probabilmente grazie alla repressione alla cieca sono ancora più convinti e fomentati nel fare quel che stanno facendo.
Non esistono conclusioni da poter fare a questo punto della storia, difficile formarsi un’opinione nel merito dello sviluppo di questo movimento in Italia anche se non è difficile immaginare che pur non smuovendo un milione di persone non avrà quella vuotezza di contenuti che ha caratterizzato la vita del “popolo viola” e non avrà neanche quell’uomo forte, faro politico/mediatico, che hanno gli amici di Beppe Grillo e il cui riscontro in termini di consensi elettorali è sotto gli occhi di tutti.
Una cosa è certa però. Se non c’è unione tra le istanze di protesta-proposta (rivolta, rivoluzione, disobbedienza, chiamatele come volete) diverse nessuno andrà mai da nessuna parte. Su questo i vari movimenti nati a causa di questa crisi dovrebbero ragionare parecchio e soprattutto sbrigarsi ad unirsi tra loro nella produzione costante di proposte concrete assunte con metodi più democratici e trasparenti possibili!



mercoledì 25 maggio 2011

Roma: Date e orari dei prossimi incontri

1)Atteggiamento non violento(isolamento dei violenti)
2)Nessuna bandiera o simbolo politico, solo noi stessi
3)Non una lotta generazionale o di classe ma di tutto il popolo unito.
4)Propaganda referendaria
5)Tutte le scelte saranno fatte nelle assemblee di piazza


E' molto importante che il numero di partecipanti delle assemblee cresca di volta in volta.

Perciò, oltre ovviamente ad invitare quanta più gente possibile all'evento, E' ASSOLUTAMENTE NECESSARIO CHE OGNUNO DI NOI SI IMPEGNI A FAR VENIRE AMICI, GRUPPI, GENITORI, NONNI, ZII, FRATELLI, CANI, GATTI, ECC.

Solo così potrà andare avanti questo movimento!




Informiamo inoltre che, per evitare una poco utile perdita di tempo che si è spesso verificata all'inizio delle scorse assemblee, si potrà intervenire solo su prenotazione, non oltre un certo limite di tempo e soprattutto seguendo gli ordini del giorno.




‎3 APPUNTAMENTI:

- il 26 alle 19 piazzale aldo moro


- il 27 alle 19 al colosseo



-il 28 alle 19 al colosseo

- il 29 ALLE 17 TUTTI A PIAZZA SAN GIOVANNI!!!





martedì 24 maggio 2011

IIDR - Roma.


In virtù della conversazione telefonica appena avvenuta con un giornalista della rete televisiva La7, in cui ci chiedeva come e dove fosse nato il movimento e quanto la tecnologia si fosse resa necessaria ed indispensabile per la promozione e la divulgazione dello stesso, pubblico le note salienti e conclusive della discussione.


  • Il movimento ITALIAN REVOLUTION – DEMOCRAZIA REALE – ROMA nasce sulla scia, come abbiamo precedentemente palesato, dell'esperienza spagnola; non si configura come un atto di emulazione verso le proteste iberiche, ma come un'azione che vuole affiancare una sofferenza ed un malessere che in Italia, e in tutto l’Occidente, sta globalizzando i territori sociali. Sofferenza che diparte da una gestione politica delle risorse economiche e sociali non più centrate sull'individuo ma sull'affarismo di queste nuove plutocrazie, figlie legittimate e munite di potere legislativo delle varie multinazionali.
Sotto la voce della precarietà il movimento costruisce le proprie fondamenta e sposa la causa dell'assemblea popolare e della libera aggregazione cittadina nel tentativo di denunciare l'odierna situazione sociale e il dolore che ne proviene. Il movimento vuol rendersi testimone del disagio di ogni singolo cittadino di ogni singola classe sociale: impiegati, commercianti, forze dell'ordine, professori, studenti, pensionati; il movimento non si compone di una costituzione gerarchica ma, al contrario, di tutte quelle persone che nutrono la volontà di evidenziare e manifestare la propria insoddisfazione a partire dalla loro personale esperienza di vita: il movimento viene ad offrirsi a mo’di deposito in cui si ha modo di trovare un eco rispetto al proprio grido ormai isolato ed occultato; un grido prigioniero e per di più segregato da un'informazione genuflessa al soldo del padrone che ha visto decretare la scomparsa di valori quali l'uguaglianza, la solidarietà, l'accesso alla cultura, la sanità, il progresso, il benessere e la felicità delle persone. ITALIAN REVOLUTION – DEMOCRAZIA REALE – ROMA vuol rendersi testimone della difficoltà della quotidianità dell'esistenza e segnalare le problematiche del (dis)funzionamento del nostro sistema: affitti di cassa troppo alti, potere d'acquisto inesistente, tassazione alle stelle, benzina alle stelle, pasta e pane alle stelle e via discorrendo; ITALIAN REVOLUTION – DEMOCRAZIA REALE - ROMA vuol rendersi testimone di una realtà divenuta ormai virtuale allo sguardo di una politica sempre più lontana dalle vere esigenze delle persone e denunciare, con una sola voce, la perdita della serenità della vita. L'instabilità e la precarietà prodotte dalle politiche statali hanno determinato un diffuso senso di malessere in tutti gli spazi occidentali: aumento delle malattie psichiche, aumento dei suicidi, aumento delle proteste, ma soprattutto un energico sentimento di rabbia; rabbia generata dall'impotenza del cittadino che quotidianamente si vede sottrarre parti della propria libertà. Il movimento viene ad offrirsi come campo di riunione e di condivisione delle vicissitudini esperite dei cittadini e come cassa di risonanza nell’amplificazione della notificazione del disagio.

  • Il movimento ITALIAN REVOLUTION – DEMOCRAZIA REALE – ROMA nasce dal social network di Facebook il quale offre la possibilità di poter condividere ora un'emozione, domani (chissà) un'esperienza; dall'aggregazione virtuale si è resa necessaria la volontà di vedersi fisicamente e di scambiarsi uno sguardo e un contatto, nella speranza di riattivare quella “chimica”  tra le persone ormai smarrita da una tecnologia che non ammette più corpi. Da un numero di sole 15 persone alla prima riunione, si è passati a circa 60 nella seconda; gli utenti attivi sulla pagina sono in continuo aumento come d'altronde la visibilità della stessa sulle principali pagine di controinformazione attive in rete. Si è deciso all'unanimità di affiancare associazioni quali "la rete viola" e i vari "comitati per il referendum del 12 e 13 giugno 2011"; associazioni che a loro volta hanno felicemente ricambiato l'appoggio e aderito alle riunioni che andavano istituendosi.

  • Il movimento ITALIAN REVOLUTION – DEMOCRAZIA REALE – ROMA rifiuta la strumentalizzazione politica e l'adesione a qualsiasi corrente partitica poiché si è maturata l'idea che l'attuale disagio sociale provenga indistintamente dalle due fazioni ora della destra ora della sinistra.

  • Il movimento ITALIAN REVOLUTION – DEMOCRAZIA REALE – ROMA rifiuta il tenterà con tutte le sue possibilità di impedire qualsiasi atto di natura violenta; allontanerà i rissosi e denuncerà alle forze dell'ordine qualsiasi azione che possa minare all'attacco dello Stato. Il movimento è pacifico e resterà tale.

  • Il movimento ITALIAN REVOLUTION – DEMOCRAZIA REALE – ROMA chiede in una sola voce la stabilizzazione del mercato del lavoro, una politica forte dello stato sociale (sanità ed istruzione) ed il reddito di cittadinanza come garanzia di sopravvivenza e libertà per gli individui.


RESTIAMO UMANI.

L'occupazione della piazza

L'occupazione della piazza:

L'occupazione della piazza, deve essere non solo una manifestazione, un atto di protesta.
E’ anche quello, ma non solo. La piazza è stata scelta nella rivoluzione spagnola come simbolo. E' il luogo di tutti, è il luogo che appartiene a tutti i cittadini. "Puerta del sol non è nè un'occupazione, nè una manifestazione, è un'agorà". In Italia, dovremmo occupare rispecchiando questa idea.
L'occupazione della piazza non deve essere vissuta dai cittadini come un disagio, ma come un'opportunità. L'opportunità di poter scendere in piazza, e partecipare
attivamente a tutta una serie di attività volte alla ricostruzione di un futuro, il nostro futuro, un futuro migliore.
Il sistema in cui viviamo ci ha portati l'uno contro l'altro. Pensiamo ad esempio a tutti i problemi che dobbiamo affrontare: il lavoro, il traffico, lo smog, i ritmi incessanti, il senso di precarietà della vita costante che ci ha ridotti ad uno stato oltre che di apatia, di perenne stress e arrabbiatura.
Il movimento deve essere di chiara ispirazione pacifica e pacifista. Nessun tipo di violenza, anche verbale o di slogan. Per troppo tempo abbiamo fatto manifestazioni CONTRO, abbiamo urlato seppur legittimamente la nostra rabbia contro qualcuno o qualcosa.
Ora che la nostra rabbia è stata ampiamente sfogata, è arrivato il momento di trasformarla in un turbine positivo, in positività e serenità, la serenità di chi CREDE fermamente che TUTTI assieme possiamo farlo, POSSIAMO costruire un futuro migliore.
Il momento di essere contro è finito, è arrivato il momento di essere PRO, di essere a favore dell'UOMO e dei suoi valori UMANI e condivisi universalmente.
La piazza ci può far riscoprire un sentimento di VERA solidarietà, di uguaglianza, di fratellanza e di recupero del valore del rapporto UMANO.

Per questo è importante scegliere un luogo che abbia le seguenti caratteristiche:

1)Sia centrale e facilmente accessibile
2)Non costituisca un disagio eccessivo per la popolazione (meglio se non attorniata da abitazioni private e palazzi)
3)Costituisca un simbolo a livello mediatico e di opinione pubblica
4)In città grandi come Roma e Milano,ad esempio, verificare la possibilità di manifestazioni o eventi nei giorni successivi già preorganizzati che possano portare le forze dell'ordine ad uno sgombero.

Regole da rispettare nella piazza.

1)Massima pulizia. Costituire dei gruppi di pulizia con meccanismo di raccolta differenziata, installare bidoni necessari alla raccolta in più punti
2)Nessun tipo di violenza, fisica, verbale, o di slogan contenenti offese rivolte al singolo politico o partito.
3)Nessuna bandiera di partito. La piazza è il luogo di tutti, non di chi vota a destra o sinistra o al centro.
4)Evitare uso e sopratutto abuso di alcool e droghe leggere o pesanti. Dobbiamo restare lucidi, per affrontare eventuali contatti con le forze dell'ordine, e anche per una questione di immagine
5)Istituire un servizio d'ordine per l'allontanamento dei violenti.
6)Solo idee e spirito positivo!

Per quanto riguarda le attività da svolgere, va bene qualsiasi cosa che rispecchi lo spirito positivo e di non violenza e volto alla partecipazione democratica di tutti, qui sarà compito di ogni piazza e ogni città decidere in base alla libera iniziativa di ognuno.
Una buona idea in ogni piazza potrebbe essere quella di dare spazio a un banchetto informativo sui referendum, del 12-13 giugno, che sono uno strumento democratico e quindi condiviso dai valori di Democrazia Reale. Inoltre, musica, arte, giocoleria, serviranno a mantenere uno spirito positivo! Manteniamo il sorriso, e restiamo umani!




Manifesto Italian Revolution - Democrazia reale ora - ROMA

lunedì 23 maggio 2011

Assemblea di Piazza Bologna: cosa è stato deciso

C'erano 50 persone a piazza Bologna e abbiamo parlato anche dell'assemblea alla Sapienza, e ci andremo tutti cercando di divulgare il più possibile. E' stato un bel momento di Democrazia, quella Reale, ORA! E domani lo sarà ancora di più. Pace a tutti, e buona rivoluzione Etica e non violenta!

Ecco riportate le decisioni:

1)Luogo scelto per l'accampamento: Colosseo

2)Linee guida: manifesto spagnolo 


3)Atteggiamento non violento(isolamento dei violenti)

4)Nessuna bandiera o simbolo politico, solo noi stessi

5)Azioni atte al coinvolgimento delle generazioni più vecchie. Non una lotta generazionale o di classe ma di tutto il popolo unito.


6)L'idea non è di fare una manifestazione ma di occupare stabilmente.


7)Propaganda referendaria


Come comportarsi con le forze dell'ordine.

Italian Revolution - Democrazia reale ora - ROMA


Come comportarsi con le forze dell'ordine.

É fondamentale non reagire alle aggressioni fisiche e/o verbali.Il nostro messaggio sará raforzato ed eviteremo retroalimentare la violenza. Cosa fare in caso di carica della polizia:NON REAGIRE.
A)Cosa fare in caso di carica della polizia:
NON REAGIRE. 
1. Ci schieriamo uniti in fila, prendendoci a braccetto. 
2. Eviteremo i possibili colpi che arrivino da dietro o davanti. 
3. Se fosse necessario, ci siederemo. 
4. Se ci trascinano, lasciamo il corpo inerte e alziamo le mani in simbolo di non azione. 

B) Consigli preventivi. 
1. Evita di bere alcool. MAntieniti al 100% 
2. Evita pensieri o espressioni che implichino violenza. 
3. Sii cosciente del tuo linguaggio corporeo: gesti, tono di voce... 
4. Atteggiamento assertivo: esprimi i tuoi pensieri ed opinioni rispettando l'altro e l'altra. 
Se l'altro risponde aggressivamente, non reagire aggressivamente


MANIFESTO “DEMOCRAZIA REALE ORA”:

Italian Revolution - Democrazia reale ora - ROMA

MANIFESTO “DEMOCRAZIA REALE ORA”


Siamo persone comuni. Siamo come te: gente che si alza ogni mattina per studiare, lavorare o per

cercare lavoro, persone che hanno famiglia e amici. Persone che lavorano duramente ogni giorno

per vivere e dare un futuro migliore a chi le circonda.




Alcuni si ritengono più progressisti, altri più conservatori. Alcuni credenti, altri no. Alcuni hanno

un'ideologia ben definita, altri si sentono apolitici , ma tutti siamo preoccupati e indignati per il

panorama politico, economico e sociale che vediamo intorno a noi, per la corruzione di politici,

imprenditori, banchieri ... per l’impotenza del cittadino!

Questa situazione ci fa soffrire tutti i giorni. Ma se siamo tutti uniti, possiamo cambiarla. E' tempo
di muoversi, è tempo di costruire insieme una società migliore. Pertanto sosteniamo fortemente che:
• Le priorità di qualsiasi società avanzata devono essere: uguaglianza, progresso, solidarietà,
libertà di accesso alla cultura, sostenibilità ecologica e sviluppo, il benessere e la felicità
delle persone.
• Ci sono diritti fondamentali che dovrebbero essere protetti in queste società: diritto alla casa,
occupazione, cultura, sanità, istruzione, partecipazione politica, libero sviluppo personale e i
diritti dei consumatori di accesso ai beni necessari per una vita sana e felice.
• L'attuale funzionamento del nostro sistema economico di governo non riesce ad affrontare
queste priorità e costituisce un ostacolo al progresso umano.
• La democrazia parte dal popolo (demos = popolo, crazia = governo) perciò il governo deve
essere del popolo. Tuttavia, in questo paese la maggior parte della classe politica non ci
ascolta neppure. Le sue funzioni dovrebbero essere di portare la nostra voce alle istituzioni,
facilitando la partecipazione politica dei cittadini attraverso i canali diretti che offrano i
maggiori vantaggi per la società in generale, non per arricchirsi e prosperare a nostre spese,
frequentando solo i dettami della maggiori potenze economiche e aggrappandosi al potere
attraverso una dittatura partitocratica guidata dall’immutata sigla PPSOE.
• L’ansia e l'accumulo di potere tra pochi crea disparità, tensione e ingiustizia, la quale porta
alla violenza, che noi respingiamo. L’obsoleto e innaturale modello economico vigente
blocca la macchina sociale in una spirale che si consuma in sé stessa arricchendo pochi e
gettando nella povertà e scarsità il resto. Fino al crollo.
• La volontà e lo scopo del sistema è l'accumulo di denaro, che ha la precedenza su efficienza
e benessere della società. Spreca le risorse, distrugge il pianeta, crea disoccupazione e
consumatori infelici.
• I cittadini sono parte di ingranaggio di una macchina progettata per arricchire una minoranza
che neanche conosce i nostri bisogni. Siamo anonimi, ma senza di noi tutto questo non
esisterebbe, siamo noi che muoviamo il mondo.
• Se come società impariamo a non affidare il nostro futuro ad un astratto ritorno economico,
che non torna mai a vantaggio della maggioranza, saremo in grado di eliminare gli abusi e le
carenze che soffriamo tutti.
• E’ necessaria una Rivoluzione Etica. Abbiamo messo il denaro al di sopra dell’Essere
Umano e dobbiamo metterlo al nostro servizio. Siamo persone, non prodotti del mercato. Io
non sono solo ciò che compro, perché lo compro e a chi lo compro.