mercoledì 27 luglio 2011

Verbale assemblea commissioni lavoro Madrid 24.07.11


VERBALE DELL’ASSEMBLEA TENUTASI NEL PARQUE DEL RETIRO DI MADRID IL GIORNO 24 LUGLIO 2011 IN MERITO ALLA POSSIBILITÀ DI ORGANIZZARE IN SPAGNA UNO SCIOPERO GENERALE.




All’assemblea hanno partecipato circa 25 persone, tra cui alcuni rappresentanti delle commissioni “lavoro” di Madrid e di Barcellona, alcuni rappresentanti della commissione “economia” di Madrid, diversi rappresentanti del movimento 15-M provenienti da diverse città della Spagna e un rappresentante della commissione “lavoro” di Roma.


- A. rileva che non è possibile organizzare uno sciopero generale appoggiandosi al sindacato, in quanto questo deve essere radicalmente estromesso dalle forme di lotta del movimento.
- B., della commissione “economia” di Madrid, sostiene che il sindacato non deve essere estromesso, bensì rifondato, in quanto ci sono territori in cui è ancora molto forte e non è possibile ipotizzare una lotta che risulti vincente senza avere il suo sostegno.
- C. ritiene che il movimento debba creare le condizioni per cui sia il sindacato a sentirsi costretto a convocare lo sciopero generale: ci si potrebbe, con questa finalità, appoggiare ad alcuni sindacati minoritari che, non essendo in linea con quelli maggioritari, risultano essere possibili interlocutori del movimento.
- D. sostiene che nella fase attuale è assolutamente necessario evitare un fallimento del movimento. Si deve tentare di comprendere gli errori del passato per evitare di commetterli nuovamente. L’obiettivo primario, aggiunge, è quello di conseguire l’unità. Senza unità nella lotta dei lavoratori non è possibile raggiungere obiettivi. Bisogna, quindi, per forza coinvolgere il sindacato maggioritario, non solo quello minoritario.
- E. sottolinea che all’ assemblea non sta partecipando alcun rappresentante sindacale, che al movimento partecipa la gente e non si è mai visto alcun sindacalista.
- F., membro della commissione “lavoro“ di Barcellona, condivide l’esperienza del suo gruppo di lavoro. Racconta di come la commissione stia tentando di raggiungere tutte le fabbriche che stanno tentando di chiudere o che sono in lotta, dialogando anche con i sindacati. Aggiunge che la commissione sta lavorando con la prospettiva di organizzare uno sciopero generale, con la consapevolezza che il movimento da solo non può indire uno sciopero e che ciò può farlo solo il sindacato. Rileva che è necessario il contributo di tutti e che i partecipanti al movimento devono essere più uniti e riprendere le lotte delle generazioni precedenti. Sottolinea che il sindacato non è composto unicamente da dirigenti sindacali ma anche da tanti lavoratori che ne fanno parte ed è necessario differenziare: i traditori che firmano gli accordi sono solo i dirigenti. A suo giudizio coloro del movimento 15-m che hanno cacciato dalla piazza i sindacati hanno commesso un grande errore. Evidenzia che è necessario riprendere la coscienza di classe e che non si devono mai confondere i dirigenti con i lavoratori, per cui è necessario riportare le assemblee di base nei luoghi di lavoro, in modo che siano i lavoratori a decidere quali accordi devono essere firmati.
- G. si dichiara in disaccordo con F. sull’impossibilità, per il solo movimento senza l’ausilio del sindacato, di indire uno sciopero generale. Sottolinea che i sindacati non stanno partecipando alla lotta per le strade.
- H. ritiene che il movimento non debba andare a cercare il supporto dei sindacati e che sia il sindacato, eventualmente, a dover cercare il movimento. Racconta di lavorare nella sanità pubblica, un settore in piena crisi, e sottolinea che i lavoratori del suo settore sono assolutamente sfiduciati sulla possibilità di un cambiamento reale e che è compito del movimento far riacquistare loro tale fiducia.
- I. si domanda quale sia l’efficacia di uno sciopero generale. Riporta il fatto che lavora in una impresa in Asturia in cui, se la produzione si ferma uno o più giorni, in realtà poi non accade nulla e questo vale, a suo parere, per la maggioranza delle imprese. Evidenzia di non avere alternative precise in mente ma ritiene che lo sciopero era una forma di lotta efficace nel passato, non lo è più oggi.
- L. ritiene che i sindacati siano nemici del movimento e non comprende per quale motivo sia il movimento a dover salvare il sindacato. A suo parere non ha senso discutere se riformare o meno i sindacati, essendo il movimento una forma nuova, per la quale devono trovarsi una nuova formula nuova e idee nuove.
- F. evidenzia che la riunione in corso è stata indetta per organizzare lo sciopero generale, a cui si sta già lavorando da due mesi, e che rispetta chi non è d’accordo con tale azione ma ritiene che costoro possono dar vita ad un’altra assemblea, trovando fuori luogo mettere in discussione l’iniziativa stessa dello sciopero generale.
- N. ritiene che parlare al giorno d’oggi di “padroni” e “lavoratori” costituisca una rappresentazione dualistica limitante della realtà.
- F. si dice indignata dell’impossibilità di utilizzare tali termini. Parlare di “lavoratori” è per lei imprescindibile.
- O., membro della commissione “lavoro” di Barcellona, sostiene che il concetto di “lavoratore” non vada abbandonato, essendo invece necessario individuare chi oggi può ritenersi incluso in tale categoria: evidenzia che è ovvio che oggi il lavoratore non sia solo colui che si reca a lavoro in fabbrica, e che devono essere ad esempio considerati lavoratori anche tutti i precari, ma non per questo si deve abbandonare tale concetto. Ricorda come il cambiamento nella storia sia sempre stato portato grazie alle lotte dei lavoratori.
- D. ritiene che uno sciopero generale sia necessario, come pure è necessario effettuare un salto qualitativo: dopo aver conquistato la piazza il movimento deve dimostrare di essere assolutamente generale e trasversale. Lo sciopero, quindi, a suo parere non è funzionale solo alla lotta in fabbrica ma ha un senso più ampio. Sostiene che il movimento non possa indire uno sciopero ma possa promuoverlo. Evidenzia come i sindacati siano forme organizzative che storicamente si sono rivelate fondamentali e che bisogna distinguere la cupola dei dirigenti dalla base sindacale, formata dai lavoratori.
- P. ritiene che, dal punto di vista pratico, ci si debba chiedere come far confluire in un unico movimento le tante anime che possono partecipare. A suo parere lo sciopero generale deve essere solo una fase della lotta a lungo termine, non il suo obiettivo finale.
- Q. evidenzia come sia assolutamente necessario portare la democrazia nelle fabbriche. Invita ad utilizzare parte dei vecchi sistemi, come i picchetti e lo sciopero, e ritiene si debba partecipare alle assemblee nei luoghi di lavoro. A suo parere il tema del lavoro all’interno del movimento 15-M non è ancora centrale e sottolinea come esista una commissione sul problema operaio che non sta facendo praticamente nulla. Quello che sta facendo il movimento, per ora, è rilevare la delegittimazione di molti degli attuali rappresentanti.
- R., membro della commissione “lavoro” di Barcellona, rileva che il problema principale va individuato nella divisione della classe operaia. A suo parere, ad esempio, nel momento in cui i precari sostengono di essere precari ma non proletari è ovvio che non ci sarà mai una lotta efficace. Si deve tenere ben chiaro, aggiunge, che un salariato non sarà mai uguale al suo padrone. E’ necessario trovare forme di lotta che vadano a creare disagio ai padroni. Sottolinea che l’unico successo ottenuto recentemente in Spagna è stato conseguito grazie ad uno sciopero di 24 ore, che non ha creato chissà quali danni ma ha costituito un efficace sistema di pressione. Nel movimento 15-M, aggiunge, c’è gente che milita nei sindacati e nella politica ed è necessario riprendere le forme di lotta del passato, che sono da studiare e riprendere per proseguire la migliore tradizione del movimento operaio. Nel luogo dove lui lavora è stato raggiunto un successo grazie ad un gruppo di persone militanti in un sindacato.
- S. ritiene che lo sciopero generale debba essere organizzato non solo contro l’economia produttiva ma deve essere allargato anche all’economia finanziaria.
- P. sostiene che è necessario avere pazienza con il movimento, in quanto c’è gente giovane, che non ha mai militato. Di conseguenza, anche se il tema del lavoro non è ancora al centro del movimento, si deve attendere con pazienza l’evoluzione delle cose.
- T. si esprime a favore di un taglio pratico della forma di lotta del movimento: è necessario lottare contro gli sfratti e sostenere le mobilitazioni in fabbrica. Evidenzia come egli abbia avuto un problema sul luogo di lavoro ma nessun sindacato lo abbia aiutato.
- O. rileva che anche a lei non piacciono molte cose del movimento ma che è opportuno fare ciò che è possibile, quindi se c’è da fare uno sciopero, anche se non costituisce la soluzione ed anche se sono coinvolti dei sindacati, lei è a favore.
- F. riporta un’altra esperienza della commissione “lavoro” di Barcellona. Racconta di come siano già stati effettuati due incontri con i lavoratori in lotta della città, con grande partecipazione da parte dei lavoratori. Si sta creando, aggiunge, un coordinamento dei lavoratori in lotta, riprendendo il principio diffuso negli anni ’70 per cui “se toccano una fabbrica le toccano tutte”. A suo parere è necessario continuare a far incontrare i lavoratori e condividere le lotte. Sul sito http://trabajadoresindignadosb​cn.wordpress.com è possibile trovare molte informazioni su quanto si sta facendo a Barcellona.


Verbale Commissione Lavoro - Roma 26 Luglio 2011 Piazza San Giovanni

Verbale Riunione 26/07

Ordine del giorno

- Presidio/sciopero Leroy Merlin
- Contatto con lavoratori IKEA
- Proposte varie per la commissione lavoro
- Discussione sulle assemblee in Spagna

M. parla esaurientemente e a lungo del presidio indetto dai lavoratori Leroy Merlin a Porta di Roma a cui ha partecipato una delegazione della Commissione Lavoro. Lo sciopero ha ricevuto un 40% di adesioni, cifra ottima considerando che i sindacati non hanno dato il proprio apporto e non sono nemmeno intervenuti al presidio. La maggior parte di questo, però, era composto da militanti dell'autonomia, molti di più rispetto ai lavoratori stessi, forse il motivo è da attribuire all'orario e al giorno (Domenica mattina).M. conclude dicendo che ogni mercoledì si riuniscono i lavoratori Leroy Merlin dopo il lavoro alle 22, nel parcheggio del centro commerciale, ed esprime l'opinione che si dovrebbe provare ad intervenire come commissione lavoro.M. dice poi di aver preso contatti con un lavoratore IKEA dello stesso complesso commerciale che si è proposto di distribuire ad i suoi colleghi i volantini della commissione lavoro.C. rileva un ruolo spesso scissionista dell'autonomia nelle lotte dei lavoratori, cosa che, d'altronde, succede spesso anche con i sindacati. La Commissione Lavoro deve unire i lavoratori in lotta, le assemblee sono aperte sia a lavoratori organizzati nei sindacati sia non organizzati negli stessi, si è tutti concordi nel dire che le burocrazie sindacali vanno, invece, escluse.M. propone poi di iniziare a prendere contatti con assemblee auto organizzate nelle altre città d'Italia, fra le quali vengono segnalate l'assemblea proletaria di Bologna, il comitato di lavoratori Pomigliano non si piega e il collettivo Mirafiori di Torino. Tutti sono d'accordo sulla necessità di collegare quante più realtà dilotta possibile all'interno del territorio nazionale (e oltre!).La proposta successiva riguarda la stampa di un giornale che racchiuda tutto ciò con cui veniamo a contatto come Commissione Lavoro quindi realtà di lotta, e-mail inviate da lavoratori per descrivere la propria situazione e altro ancora. Il progetto è molto impegnativo ma si decide di tentare.Si prende in considerazione di leggere il libro "Lavoro salariato e Capitale" individuandolo come un ottimo testo di studio per quanto riguarda la questione del lavoro.Infine si parla della possibilità di mandare la diretta delle assemblee della Commissione Lavoro come si fa già per le assemblee generali.D. parla poi del suo viaggio a Madrid descrivendo i due giorni di assemblee popolari a cui ha assistito. Come prima cosa individua nelle partecipatissime assemblee dei quartieri il motore del movimento spagnolo, parla poi della grande etereogenerità dello stesso avendo individuato moltissime filosofie di lotta, dagli anarchici, ai marxisti, ai più moderati. In particolare evidenzia che alcune dinamiche si ripropongono praticamente alla stessa maniera che in Italia, sopratutto i contrasti tra chi bolla il conflitto tra capitale e lavoro come una cosa vecchia e superata e chi la pensa in maniera diametralmente opposta. Infine ci informa che la commissione lavoro di Barcellona sta provando a organizzare in congiunzione con i sindacati uno sciopero generale per Settembre.


martedì 26 luglio 2011

Tra i lavoratori della Leroy Merlin

Ieri siamo andati alla Leroy Merlin io e Mauro. Lo sciopero che chiedeva la maggiorazione dei festivi non domenicali, la retribuzione di buoni pasto, e maggiori garanzie di sicurezza sul lavoro, ha avuto una adesione di circa il 40;, il che è un ottimo risultato considerando il fatto che è stato interamente autorganizzato, e che i sindacalisti non sono nemmeno venuti al presidio, oltreché aver ostacolato in tutti i modi la cosa. Il presidio era composto per lo più da ceto politico, considerando che i lavoratori in realtà erano pochi essendo lo sciopero di domenica potete immaginare.

Siamo stati comunque a volantinare anche nel resto del complesso commerciale, e abbiamo guadagnato un contatto importante all'IKEA, che promette di adoperarsi per coinvolgere più lavoratori, distribuendo i nostri volantini a chi conosce.Il comitato di lotta della Leroy Merlin si vede ai parcheggi del complesso commerciale tutti i mercoledì alle 22.

Verbale Assemblea nazionale Democrazia Reale Ora - Roma 24 Luglio 2011 Piazza San Giovanni

Verbale commissione internet domenica 24 luglio - roma

NOME

1.Un primo elemento da non sottovalutare è il nome: in spagna democraciarealya è la piattaforma che ha lanciato la prima mobilitazione ed è stato usato come slogan insieme a Toma la calle, poi è rimasto solo un gruppo interno che collabora con il 15M ma non lo rappresenta, mentre il tutto si è chiamato Spanish revolution con le varie acampade (sol, bcn, ecc..) e in seguito è stato adottato il nome 15 m; il 23 a Madrid stavano pensando di cambiare ancora e pensare a un nome unico per tutti i paesi coinvolti nella global revolution. Il nome più probabile è TAKE THE SQUARE.

2.Per l'Italia potrebbe valere lo stesso discorso. Il nome Italian Revolution è da molti considerato poco efficace, poco serio (non vi è stata alcuna revolution) e un po' supponente e autoreferenziale.

3.In sostanza le proposte sono: INDIGNATI – DEMOCRAZIA REALE ORA oppure adottare direttamente a breve TAKE THE SQUARE – GLOBAL REVOLUTION magari tradotto in italiano PRENDI(ti) LA PIAZZA (o PRENDI(ti) LA STRADA).

COORDINATORI

Data la confusione dei gruppi di coordinazione si è proposto e votato quanto segue:

1.I coordinatori non prendono decisioni, se non quelle strettamente legate alla coordinazione. I coordinatori coordinano, le assemblee decidono.

2.Questo vuol dire che i coordinatori sono legati a una base di persone che esprimono la loro volontà.

3.Una persona singola che non si rapporta a una assemblea non è un coordinatore. Questo non vuol dire che il suo apporto non sia importante quanto quello di tutti gli altri. Tutti possono partecipare, se non hanno una assemblea nella loro città e non riescono a promuoverla, alle commissioni di lavoro virtuali.

4.Le commissioni di lavoro virtuali dovrebbero far riferimento alla piattaforma con sistema wiki che è attualmente in elaborazione. Referente: Celestino Indignado.

5.La pagina coordinatori facebook sarà presto eliminata e sostituita con una che avrà come membri due coordinatori per ogni città – due è il numero minimo e massimo – che dovranno cambiare a rotazione e lasciare agli amministratori un recapito telefonico. La pagina sarà chiusa ma pubblica per garantire la trasparenza. Ci sarà un tempo per leggere tutte le modifiche e rendere tutti partecipi prima di chiudere, nel frattempo si salveranno tutti i documenti allegati al gruppo.

6.Il motivo di questo cambiamento non è un accentramento o una censura, ma risponde a problemi e necessità: lo scopo è coordinarsi in maniera snella e fluida. La volontà è quella di non creare nuclei decisionali in sedi tra l'altro non sicure.

7.Inoltre è risultato evidente che la relazione tra web e fisicità delle assemblee è complicata. Chi partecipa alle assemblee si rende immediatamente conto delle difficoltà, abbassa o alza il livello di aspettative in relazione all'esperienza, e soprattutto impara a capire che anche se ha una cosa che gli sembra importantissima da dire o da proporre il momento può non essere quello giusto, l'assemblea (le persone) potrebbe non essere ricettiva e il suo messaggio cadere nel vuoto. L'esperienza solo telematica difficilmente aiuta a capire il valore delle regole minime che servono per lavorare assieme e l'importanza di rispettarle. Per questo è preferibile che nei ruoli di coordinamento ci siano persone che partecipano alle assemblee.

PAGINA NAZIONALE FACEBOOK

1.Per facilitare la gestione in questa fase abbiamo pensato di legare la pagina nazionale al blog, in modo che la pagina nazionale “pubblichi” i contenuti del blog.

2.Dovrebbe poi esserci una redazione che cura i contenuti del blog (c'è già ma è riuscita a lavorare poco) che principalmente dovrebbero essere info sugli eventi e sulle produzioni delle varie piazze, e secondariamente dovrebbero essere indicazioni contenutistiche che rispettino lo stato di avanzamento delle piazze.

3.Questo vuol dire che la redazione e in generale chi cura le esternazioni a nome del movimento devono evitare ogni personalismo, perché tutti devono poter condividere.

4.Il modello di feedback è piazza, nazionale, piazza. Sicuramente non il contrario.

5.L'amministrazione per tanto ha ruolo di supervisione sui contenuti elaborati dalla commissione/redazione contenuti, che gestisce il blog.

6.Pensavamo di inserire una mail tramite la quale chi è interessato possa inviare materiali

7.Gli amministratori della pagina nazionale devono ruotare ed essere un numero ridotto, indicativamente uno per ogni città che ha l'assemblea: ora Roma, Milano, Bologna.

8.Per facilitare la gestione, finchè non abbiamo forze sufficienti per rispondere e rivedere tutti i contentuti, potremmo disabilitare la possibilità da parte degli esterni di scrivere sulla bacheca, chiedendo agli utenti un impegno più serio, cioè inviare a una mail di riferimento (quella della “redazione”) i contenuti che vogliono suggerire.

BLOG NAZIONALE

1.Continuiamo a implementare il blog nazionale legandolo ai blog e siti locali. Se riusciremo a legarlo al forum/wiki che stanno progettando Celestino Indignado e Giacomo Todaro potrebbe essere la piattaforma unica.

2.La redazione del blog dovrebbe avere quindi principalmente pubblicare info dalle piazze, elaborare contenuti condivisi provenienti dalle piazze nazionali o internazionali, pubblicare i materiali inviati dalle commissioni a scopo divulgativo.

VIRTUAL CAMP

E' una pagina creata per far girare liberamente i contenuti e le proposte svincolandole dalla pagina coordinatori, che non era la sede idonea. E' da rivedere, riqualificare o eliminare.

ROWI

L'impianto teorico del documento ROWI è buono. Chiediamo pero' alla commissione che l'ha prodotto, in particolare a Roob Zarathustra di modificarlo in base a quanto scritto in questo documento. Il meccanismo di approvazione/modifica dei ¾ affermato nei primi punti è sostanzialmente corretto ma al momento inapplicabile per problemi di partecipazione effettiva alle assemblee di piazza. Quindi la commissione internet che si è riunita chiede che quello che si è deciso sia emendabile con proposte concrete e motivate da chi non approva ma sostanzialmente immediatamente attuativo. Ci affidiamo al buonsenso di tutti.

Verbale assemblea 24/07/2011, commissione formazione e strategia

Nella commissione erano presenti esponenti di IR Roma, IR Bologna, IR Perugia, IR Foggia, IR Catania e IR Milano. Abbiamo iniziato la discussione chiedendoci perchè non riusciamo ad arrivare al cuore delle persone nonostante l'universalità dei nostri temi. Stefania di Perugia propone, prendendo come esempio i bambini che imparano a relazionarsi giocando, di "giocare" prima delle assemblee per imparare a conoscerci, rilassarci e coinvolgere le persone con un atteggiamento più positivo. Inoltre, sempre per un maggiore coinvolgimento, Perugia chiede di fare assemblea in piedi in modo da non creare un gruppo chiuso, visto che la gente che si ferma a guardare spesso trova poca accoglienza. Bologna non condivide la proposta: per entare in assemblea bisogna "abbassarsi" di un livello e sedendosi per terra si cambia di status, inoltre sedersi è utile per eventuali anziani presenti. L'assemblea concorda sull'importanza della componente giocosa e nell'importanza di incentivare la partecipazione con azioni tipo flash mob. Carlos di Milano ci ha raccontato dal suo punto di vista l'esperienza dell'occupazione di una piazza milanese evidenziando l'importanza di parlare con la gente del quartiere in cui ci si stablisce e di farsi accettare altrimenti si viene considerati solo come i "barboni" di turno e non si ottiene la visibilità sperata. Il gruppo bolognese ha poi ribadito l'importanza di prendere una posizione ma consapevolemente, mentre Stefania ripete che se c'è la sensibilità riguardo a un tema lo si porta avanti: dobbiamo ascoltare le persone su un determinato contesto e farlo nostro. Antonio di Foggia ha portato l'attenzione sull'organizzazione e sull'importanza di creare un movimento nazionale: il prendere posizione va inserito all'interno della strategia perchè non ha senso ora sostenere movimenti, è più utile ascoltare le esigenze delle persone. Bisogna sostanzialmente prima creare il nucleo del movimento dall'interno e poi strutturare le strategie, comprese quelle di supporto ad altri movimenti. A tal proposito Stefania ci ha raccontato la sua esperienza di democrazia reale nel quartiere romano del Trullo risalente a qualche anno fa: le persone erano chiamate ad esprimersi circa le loro priorità e in tal modo si è fatto uno studio del territorio e si è ottenuta visibilità.

Ci siamo poi interrogati sul significato di democrazia reale e sull'importanza di avere una nostra identità come movimento, solo successivamente si potranno coinvolgere altre realtà. Dato che la democrazia è non violenza è indispensabile una formazione sulle pratiche della non violenza, semi-inesistenti in Italia: è necessaria un'educazione alla democrazia. Andrea di Roma propone laboratori sulla non violenza coinvolgendo anche bambini e anziani perchè la democrazia si costruisce insieme: in questo Paese la democrazia è un concetto che esiste solo sulla carta, perciò dobbiamo coinvolgere le persone ma avendo bene a mente cosa vogliamo cheidere. Matteo di Roma sottolinea l'importanza della diffuisone per la crescita del movimento :internet è l'unico strumento libero che ci rimane; inoltre è importante dividersi i compiti. L'obiettivo di questo movimento è creare rete sociale, non va perso il contatto con la gente. Secondo Francesco di Bologna è questa la politica: serve un movimento che unisca gli altri, le associazioni presenti da anni sul territorio dovrebbero adottare le noste modalità (non violenza, orizzontalità).

E' fondamentale stilare un elenco delle modalità e dei contenuti per capire quello che pensano e come attuano le assemblee delle varie città, e inoltre bisogna discutere i punti del movimento spagnolo,che molti hanno accettato acriticamente. Antonio propone come soluzione educazione democratica ed economia etica. Gabriele di Bologna ritiene che la mancanza di obiettivi chiari abbia fatto perdere un pò di partecipazione. Abbiamo fatto un pò di autocrittica riguardo le nostre "ingenuità" che comunque ci servono a crescere e ci siamo confrontati sul concetto della non violenza e sui punti basilari del movimento, che forse abbiamo dato per scontati finora. Concordiamo sul fatto che siamo un movimento inclusivo e sul valore delle nostre forme nuove.


Verbale assemblea 24/07/2011 Commissione MANIFESTO



Presenti: Chiara M. (Roma) Maurizio (Roma)/ Loredana (Mi) Paolo (Bo) Elena (Bo)
La commissione si riunisce per discutere della necessità di arrivare alla stesura di un comune manifesto nazionale. Che racchiuda dunque il senso e la portata del movimento degli indignati.
Questi i punti su cui ci si trova d'accordo.il manifesto non deve superare una pagina. Deve essere conciso e diretto. Deve avere anche un approccio emotivo, deve arrivare al cuore delle persone (è stato fatto riferimento alla carica emotiva e di solidarietà dell'esperienza spagnola, che noi consideriamo come elemento fondamentale per il processo che stanno mettendo in atto).
Il manifesto rimarrà il manifesto, dunque sì diretto e concreto ma pur sempre “ideale”, il documento di approfondimento (con i vari settori su cui vogliamo lavorare) sarà un doc a parte.Il manifesto dovrebbe avere lo scopo di coinvolgere le persone. Con il manifesto dobbiamo arrivare a tutte quelle persone indignate ma che non sanno né dove né come incanalare quell'indignazione. Per chi lo legge, il manifesto dovrebbe dare l'alternativa per trasformare quell'indignazione in azione.Bisogna innescare un processo di coinvolgimento con i cittadini e le realtà che già fanno attività sociale.
Necessità di fare rete. Il manifesto potrebbe esserne strumento.Abbiamo convenuto tutti che nel manifesto (in forme che bisogna decidere e pensare bene) dovrebbero esserci i riferimenti a questi temi:Centralità essere umano, realizzazione di sé e delle aspirazioni individuali/Diritti concreti, (diritti all'istruzione, al lavoro, alla casa, all'istruzione) / tutela delle categorie svantaggiate / democrazia dal basso, reale e partecipata. (Dove le esperienze e le idee delle persone non rimangono isolate e dove hanno una reale valenza. ) / Critica al sistema sociale, economico e politico. E legare a questa critica una proposta concreta. Noi siamo propositivi. Non agiamo contro qualcosa ma per qualcosa (per costruire un reale cambiamento). / il fatto che non ci sono leader né rappresentanti.
Mettere all'interno del manifesto, seppure lo immaginiamo discorsivo e strutturato, qualche frase “slogan” che sia diretta e arrivi in maniera potente a chi legge. (tipo le condizioni non si invertono, si cambiano o altri)il fatto che le decisioni in assemblea vengono prese con il metodo del consenso.Poi si è discusso naturalmente delle esperienze milanese bolognese e romana. E sono uscite cose interessanti. Per esempio la necessità che il movimento non si confonda con l'acampada. Cioè deve essere chiaro che l'acampada (o il presidio permanente così come hanno fatto a bologna) è uno strumento, è una forma ma non è il movimento. E deve essere chiaro che il movimento può esistere anche là dove non si decide per l'acampada.





mercoledì 20 luglio 2011

Verbale Assemblea Democrazia Reale Ora - Roma 19 Luglio 2011 Piazza San Giovanni

Verbale della riunione del 19 luglio

Ordine del giorno:

appoggio al presidio di Leroy Merlin- situazione Avenance Alitalia  - situazione interna all'ATAC e aggiornamenti sull'aumento dei costi dei biglietti.- discussione sul movimento di Italian Revolution e sul 23 luglioLa riunione inizia con l'intervento di S. che aggiorna sulla situazione di Leroy Merlin a Bufalotta: il 24 luglio ci sarà uno sciopero dei lavoratori e delle lavoratrici e un presidio, a cui sarebbe bene partecipare, dalle 9.00 di mattina sino a fine mattinata. I militanti della commissione lavoro si organizzano per andarci, ma si riscontrano difficoltà a partecipare di mattina, tuttavia si prega, chi ci riesce, di partecipare per solidarizzare con i lavoratori (clikka qui per leggere il comunicato diffuso su facebook).M. ci aggiorna sulla situazione dell'Avenance in Alitalia, altrà realtà lavorativa in lotta contro un improbabile accordo che i padroni e i sindacati, insieme, hanno imposto ai lavoratori. Si allega in fondo al verbale la situazione dei lavoratori Avenance.S. racconta che dal 2012 i biglietti dell'ATAC subiranno un aumento del 50%, e che in generale ci saranno notevoli aumenti anche degli abbonamenti. M. ricorda che l'ATAC è una realtà in lotta costante (venerdì 22 luglio ce ne sarà uno, per esempio), e che visto che la metro chiuderà nel mese di agosto, saranno i conducenti ATAC (e non Met.Ro.) a subire un aumento degli orari di lavoro, per cui, dato lo scontento e comunque la coscienza della classe lavoratrice già presente nel settore, si farà un volantino ad hocda distribuire sia a chi fruisce dei mezzi di trasporto, per fargli sapere di quanto aumenteranno i costi dei trasporti pubblici di Roma, sia ai lavoratori e alle lavoratrici dell'ATAC. Di ciò si occuperanno M. e M., e chi conosce storie su cosa sta succedendo nell'ATAC (lotte ecc...), è pregato di farlo sapere alla Commissione Lavoro (email commissione.lavoro@email.it).Si discute poi del 23 luglio, data in cui Italian Revolution ha deciso di svolgere una serie di flash mob: si discute se partecipare o meno, e in quanto Commissione Lavoro si decide di non partecipare con i nostri volantini poiché non si ritiene che il sabato pomeriggio in pieno centro a Roma si possano intercettare lavoratori e lavoratrici.C. fa notare ai componenti della Commissione Lavoro che non stanno partecipando alle assemblee generali, ed ognuno dei presenti comunica i motivi e le perplessità della propria assenza: S. dice che pensa che il movimento sia, per forza di cose, escludente, nel senso che tutti possono parlare in assemblea ma è ovvio che una certa classe di persone non ha niente in comune con un'altra, e che invece in assemblea si respira un clima pesante, secondo lei dovuto proprio al fatto che si vuole mettere tutti d'accordo per forza, quando è impossibile, visti gli interessi divergenti, per esempio, che esistono tra lavoratori e padroni.Aggiunge inoltre che non condivide e si dissocia assolutamente dall'ultimo verbale di Italian Revolution, in particolare il passaggio in cui si dice: "Il nostro è un movimento di popolo, noi rappresentiamo il nuovo ed è per questo che devono essere i vari movimenti già esistenti a cercare noi e alle noste condizoni e non viceversa, perchè loro rappresentano un sistema vecchio e fallimentare.", perché pensa sia un pensiero nocivo per gli altri e per se stessi e che il nostro ruolo è dialogare con tutti e, se possibile, connettere le lotte.M. dice che non partecipa perché gli sembra che in assemblea generale non si parli di niente di pratico, ma si facciano solo sterili discussioni, M. invece dice che non potendo intercettare lavoratori in piazza san Giovanni, non essendo un luogo di passaggio, non è minimamente interessato all'assemblea, e inoltre per lui raggiungere piazza san Giovanni è scomodo: invita pertanto a cambiare posto, per esempio con Piazza Vittorio che è vicino Termini e più comodo per tutti.M. racconta che è l'unico ad occuparsi del blog di Italian Revolution Roma e fa molta fatica, vorrebbe vedere più partecipazione da parte di chi partecipa anche all'assemblea generale.Segue interessante intervento di M., che dice che non dobbiamo lottare per i nostri diritti di lavoratori e lavoratrici, ma per i nostri bisogni. Segue discussione sul concetto di bisogno in generale. 
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Avenance Italia

14/07/2011

Ho saputo che in una mensa dell'Avenance, in specifico quella dell'Alitalia, sono stati cassintegrati tutti i dipendenti. 
Da mesi i dirigenti hanno proposto ai lavoratori (che dovrebbero essere un quindicina) altri orari, perchè gli orari di apertura vecchi non convenivano più a tenere la mensa aperta. I dipendenti hanno rifiutato perchè si trovavano bene con queli orari e visto che all'Avenance dell'Alitalia non conveniva più rimanere aperta per quegli orari, i dirigenti hanno deciso di non rinnovare il contratto d'appalto della mensa. Ieri sera hanno tenuto i rappresentanti di tutti i sindacati un colloquio con l'azienda e non conosco gli esiti. 
Ho saputo che i dipendenti avevano intenzione di protestare sotto l'alitalia perchè ha accettato la chiusura della mensa prima della scadenza del contratto d'appalto!

20/07/2011

Aggiornamenti:

La riunione si è tenuta con seguente esito: I dirigenti hanno deciso prima di prendere la decisione della cassa integrazione di vedere se ci sono posti di lavoro liberi in altre mense Avenance.


martedì 19 luglio 2011

MANIFESTO “DEMOCRAZIA REALE ORA”


Italian Revolution - Democrazia reale ora - ROMA

MANIFESTO “DEMOCRAZIA REALE ORA”



Siamo persone comuni. Siamo come te: gente che si alza ogni mattina per studiare, lavorare o per

cercare lavoro, persone che hanno famiglia e amici. Persone che lavorano duramente ogni giorno

per vivere e dare un futuro migliore a chi le circonda.




Alcuni si ritengono più progressisti, altri più conservatori. Alcuni credenti, altri no. Alcuni hanno

un'ideologia ben definita, altri si sentono apolitici , ma tutti siamo preoccupati e indignati per il

panorama politico, economico e sociale che vediamo intorno a noi, per la corruzione di politici,

imprenditori, banchieri ... per l’impotenza del cittadino!

Questa situazione ci fa soffrire tutti i giorni. Ma se siamo tutti uniti, possiamo cambiarla. E' tempo
di muoversi, è tempo di costruire insieme una società migliore. Pertanto sosteniamo fortemente che:
• Le priorità di qualsiasi società avanzata devono essere: uguaglianza, progresso, solidarietà,
libertà di accesso alla cultura, sostenibilità ecologica e sviluppo, il benessere e la felicità
delle persone.
• Ci sono diritti fondamentali che dovrebbero essere protetti in queste società: diritto alla casa,
occupazione, cultura, sanità, istruzione, partecipazione politica, libero sviluppo personale e i
diritti dei consumatori di accesso ai beni necessari per una vita sana e felice.
• L'attuale funzionamento del nostro sistema economico di governo non riesce ad affrontare
queste priorità e costituisce un ostacolo al progresso umano.
• La democrazia parte dal popolo (demos = popolo, crazia = governo) perciò il governo deve
essere del popolo. Tuttavia, in questo paese la maggior parte della classe politica non ci
ascolta neppure. Le sue funzioni dovrebbero essere di portare la nostra voce alle istituzioni,
facilitando la partecipazione politica dei cittadini attraverso i canali diretti che offrano i
maggiori vantaggi per la società in generale, non per arricchirsi e prosperare a nostre spese,
frequentando solo i dettami della maggiori potenze economiche e aggrappandosi al potere
attraverso una dittatura partitocratica guidata dall’immutata sigla PDL-PD.
• L’ansia e l'accumulo di potere tra pochi crea disparità, tensione e ingiustizia, la quale porta
alla violenza, che noi respingiamo. L’obsoleto e innaturale modello economico vigente
blocca la macchina sociale in una spirale che si consuma in sé stessa arricchendo pochi e
gettando nella povertà e scarsità il resto. Fino al crollo.
• La volontà e lo scopo del sistema è l'accumulo di denaro, che ha la precedenza su efficienza
e benessere della società. Spreca le risorse, distrugge il pianeta, crea disoccupazione e
consumatori infelici.
• I cittadini sono parte di ingranaggio di una macchina progettata per arricchire una minoranza
che neanche conosce i nostri bisogni. Siamo anonimi, ma senza di noi tutto questo non
esisterebbe, siamo noi che muoviamo il mondo.
• Se come società impariamo a non affidare il nostro futuro ad un astratto ritorno economico,
che non torna mai a vantaggio della maggioranza, saremo in grado di eliminare gli abusi e le
carenze che soffriamo tutti.
• E’ necessaria una Rivoluzione Etica. Abbiamo messo il denaro al di sopra dell’Essere
Umano e dobbiamo metterlo al nostro servizio. Siamo persone, non prodotti del mercato. Io
non sono solo ciò che compro, perché lo compro e a chi lo compro.


Il movimento 15M prende i “cammini” dopo aver preso le “piazze” e i “quartieri”


Marcia Popolare Indignata

Il movimento 15M prende i “cammini” dopo aver preso le “piazze” e i “quartieri”

Una grande marcia su Madrid composta da cinque colonne. Partite da tutti i punti cardinali dello stato, dopo aver camminato per 30 giorni, arriveranno a Madrid il 23 luglio.
Gruppi di attivisti del 15M hanno iniziato la Marcia Popolare Indignata (MPI) camminando dal 19 giugno con l’obiettivo di far conoscere direttamente le proprie proposte, assemblee ed esperienze. Lo faranno attraversando centinaia di cittadine e marciando per un mese. A volte dovranno percorrere più di 30 km, con una media di 22 km al giorno.

5 percorsi attraverseranno tutta la geografia
La MPI è iniziata dal percorso Est, uscendo da Valenzia lo scorso 19 giugno con una trentina di attivisti/indignati. Nei giorni successivi sono cominciati gli altri percorsi: quello del Nordest proveniente dalla Catalogna, quello del Nord da Navarra-Paese Basco, quello del Sud da Cadice, quello del Nordovest da alcune città di Galizia e Asturie. La distanza da coprire in ogni percorso oscilla tra i 700 e i 450 km. Si calcola che in tutti i percorsi e sotto-percorsi si copriranno più di 5mila km di autostrade stradali.

Assemblee in tutti i paesi
Una volta arrivati nei vari centri abitati, si terranno assemblee con gli abitanti del posto per scambiare esperienze, espletare necessità e stringere rapporti per continuare a far crescere questo grande movimento che sta svegliando le persone. Si è creato un modello di “Assemblea del cammino” per facilitare l’apprendimento di questa forma così caratteristica  di organizzarsi e comunicare in un grande gruppo di persone. Si prevede che verranno realizzate assemblee in più di 100 centri. Nel tragitto si raccoglieranno immagini, idee, scritti, canzoni, esperienze e tanti amici.

Quale è il senso della MPI e quali conseguenze può avere?

La MPI può servire a consolidare i rapporti tra le assemblee create o ampliate a partire dal 15 maggio (in quartieri e città), oltre a creare e unire la coordinazione tra le assemblee in un’azione congiunta.
Questa marcia non va interpretata come una semplificazione della protesta ma come un’estensione della stessa: seminare l’indignazione e il dibattito assembleare, imparare da altre esperienze collettive di resistenza e lotta, connetterci e creare reti.
Se quella del 23 luglio sarà una manifestazione con maggiore appoggio rispetto a quella del 19 giugno, il processo del 15M si potrà diffondere nel Paese e contagiare ed ispirare altri Paesi in particolare dell’area mediterranea o dove si vivano situazioni simili, che disgraziatamente sono molti. La forma peculiare della @spanishrevolution è la combinazione di assemblee, ma con metodo, e azione permanente, ma pacifica e non violenta, senza leaders, con incarichi a rotazione ecc. Questa combinazione, insieme al  grande lavoro e un tocco di creatività, risulta da un’efficacia e da una semplicità facilmente imitabile, esportabile e riproducibile da quelli che sono sulla stessa lunghezza d’onda di questa “nuova sensibilità”.
Al contrario è incomprensibile, inafferrabile per coloro che guardano attraverso la mentalità vecchia dei valori caduchi. Quelli che cercano dove è il denaro che muove tutto ciò, o il partito, gruppo o leader che dirige nell’ombra questi giovani. I quali stanno prendendo coscienza della propria esistenza, delle proprie capacità, delle proprie possibilità ed hanno perso la paura del potere perché hanno scoperto che il futuro è nelle loro mani e che possono e devono costruirlo. Si sono svegliati di colpo, si sono tolti il velo che impediva loro di vedere questa possibilità, questo velo che li accusava di essere pigri, violenti, disinteressati, nonchè bambini viziati, drogati, alcolizzati, ecc.
Se il movimento 15M passa l’esame di luglio delle marce su Madrid potrà abbordare sfide più grandi guardando alle elezioni generali e, perché no, ispirare mobilitazioni congiunte a livello europeo.

Come comunicare con i percorsi
Ogni percorso avrà il proprio account twitter, ad esempio @rutanoroeste. Nel blog della MPI si trovano tutte le informazioni generali e quelle di ogni percorso (http://marchapopularindignada. wordpress.com/)
Come partecipare?
Puoi aggiungerti come camminante in un tratto, per due giorni, una settimana o per tutto il percorso. Scegli tu. Per iscriverti e ottenere informazioni visita il blog http://marchapopularindignada. wordpress.com/formulario/. Si può partecipare anche appoggiando la marcia per due o tre giorni, nei fine settimana o durante la settimana, in macchina, bici, per collaborare con coloro che marciano in compiti di infrastruttura o logistica.


CHI sono gli indignati?

Nel loro manifesto, redatto a Puerta del Sol dopo la manifestazione del 15 maggio, si autodefiniscono così:

Siamo persone venute qui spontaneamente, che hanno deciso di riunirsi dopo la manifestazione per continuare a rivendicare la dignità e la coscienza politica e sociale. Non rappresentiamo nessun partito né associazione. Ci unisce la vocazione per il cambiamento. Siamo qui per la dignità e in segno di solidarietà con coloro che non possono essere presenti. Siamo qui perché vogliamo una società nuova che dia priorità alla vita invece che agli interessi politici ed economici. Chiediamo un cambiamento nella società e nella coscienza civile. Appoggiamo i “compagni” arrestati dopo la manifestazione e chiediamo il loro rilascio senza conseguenze.
Vogliamo tutto e lo vogliamo adesso, se sei d’accordo con noi UNISCITI!
Quelli che hanno iniziato e sono il cuore del movimento 15M sono in gran parte giovani tra i 20 e i 30 anni, universitari e molto preparati, che parlano inglese e sono cresciuti usando i mezzi tecnologici. Sono abituati a maneggiare e a trasmettere informazioni tramite internet, sono intelligenti e dotati di spirito critico. Viaggiano liberamente per il mondo. Sono sicuri, creativi e allegri e non sono abituati al fallimento.
Queste sono alcune caratteristiche che corrispondono al profilo medio degli indignati, e con quella che i sociologi più ampiamente definiscono “Generazione Y” alla quale appartengono i giovani nati tra il 1980 e il 1990. Ma loro rifiutano le etichette sociologiche e vogliono invece caratterizzarsi per le proprie diversità, la propria individualità, la propria determinazione e soprattutto per non volersi sottomettere ai percorsi ristretti che qualunque catalogazione propone loro.
Questi giovani danno per scontato, perché così sono stati educati, che tutti gli uomini nascono liberi e uguali, che tutti hanno diritto a una casa e a un lavoro dignitoso, a una società giusta e a un mondo di pari opportunità.
Tuttavia, sono cresciuti e hanno studiato guardando con preoccupazione al loro futuro, sempre più ristretto, e quando arriva il loro turno di inserirsi nel mondo lavorativo, scoprono che quelle convinzioni con cui sono cresciuti erano in realtà favole, come quando si dice a un bambino già grande che Babbo Natale non esiste. E si sentono ingannati, perché sono stati ingannati.
La generazione dei loro genitori e quella dei loro nonni si stanno accorgendo, grazie a questi ragazzi, che hanno lavorando per un sistema che ha dilapidato i loro sforzi, con governanti che hanno attuato una gestione disastrosa del loro lavoro e hanno ipotecato il futuro dei loro figli. E anch’essi si sentono ingannati, perché sono stati ingannati.
Questi giovani vogliono vivere in un mondo libero sentendosi qualcosa più che un altro pezzo in un ingranaggio al servizio del mercato.
Possono sacrificare una carriera lavorativa che oggi sarebbe considerata brillante per il privilegio di disporre del proprio tempo come a loro piaccia. Sono abituati a scegliere e ad esigere. Fanno grandi sforzi studiando e formandosi e vogliono applicarli in qualcosa che abbia senso e che valga la pena. Le loro vite non saranno un contributo di maggior o minor successo al funzionamento del mercato. Non organizzeranno le loro vite in funzione del lavoro, ma sarà il lavoro ad essere al servizio della vita che vogliono vivere.
Perciò questo sistema non serve loro, e vogliono cambiarlo.
Gli indignati quindi sono i giovani che hanno iniziato questo movimento e originato le mobilitazioni che scuotono il paese da maggio ma anche i loro genitori e i loro nonni che si sono uniti spinti dal loro entusiasmo e dai loro punti di vista. E coloro che sono stati espulsi dal mercato del lavoro, gli impiegati dallo stipendio miserabile, quelli che hanno il futuro chiuso e infine tutti coloro che pensano che un mondo migliore non solo è possibile ma imprescindibile.
Devono il loro nome a un libricino del francese Stéphane Hessel, “Indignatevi”, che è diventato un enorme successo dato che evidenzia la recessione dei diritti umani e civili nella nostra società dovuta  all’inganno dei poteri politici e finanziari.


PERCHE’ si ribellano?

Fondamentalmente, perché credono che è possibile cambiare le cose e perché sono sicuri di poterci riuscire.
La situazione di crisi mondiale sempre più acuta ha evidenziato il fallimento di un modello che fino a poco fa non veniva messo in discussione in occidente, ma ha anche smascherato i responsabili dei disastro. Oggi sembra molto difficile convincerci del fatto che stiamo vivendo una specie di catastrofe naturale inevitabile dovuta al cattivo funzionamento dei mercati, perché abbiamo dati sempre maggiori sulle facce, i nomi e i metodi di quelli che prendono le decisioni che guidano questi mercati. Questo si dimostrò nel 2008, quando l’economia nordamericana originò la crisi con lo scandalo dei mutui subprime: una macrotruffa a livello planetario in cui erano implicate migliaia di banche di tutto il mondo. Come una reazione a catena, la conoscenza dei modi di operare delle istituzioni finanziarie in questo scandalo fece cadere il velo che copriva il funzionamento dei mercati finanziari internazionali. La sfiducia si estese e alla fine diventò evidente come fossimo costantemente ricattati da banche e agenti finanziari, che sono scrupolosamente protetti dai nostri governanti (cui non pagano invano le vergognose campagne elettorali).
Gli INDIGNATI sanno che il sistema economico e sociale che si è affermato negli ultimi decenni è ingiusto e inefficace, e che è un sistema globale che per la prima volta nella storia si è diffuso in tutti gli angoli del pianeta. Per questo, per un problema globale, cercano soluzioni globali e profonde.

QUANDO è iniziato il movimento?

Anche in altri Paesi sono iniziati da tempo altri movimenti seguendo strade differenti

Per descrivere le condizioni all’origine di questo movimento bisogna allontanarsi un po’ sia nel tempo che nello spazio. Quello che è successo in Spagna, che a livello internazionale ormai è noto come Spanish Revolution,trova i suoi precedenti in altre mobilitazioni precedenti, che sebbene non siano sfociati in movimenti dotati di continuità, costituivano già i sintomi del fatto che qualcosa stava cambiando nella coscienza collettiva della nostra società. Le enormi manifestazioni contro la guerra in Iraq ne sono un ottimo esempio: la popolazione spagnola mise, in massa, un presupposto morale di non violenza e rispetto davanti ai presunti benefici economici e politici che questa guerra avrebbe comportato.

Islanda
Nel 2008, col fallimento delle tre banche principali, il Paese dichiara bancarotta. Il Governo chiede prestiti cercando di obbligare la popolazione a pagarli, ma i cittadini dicono che NON pagheranno debiti contratti dalle banche. Cade il governo e si indicono elezioni anticipate, si apre un’indagine per dirimere le responsabilità e alla fine banchieri e altri esecutivi sono arrestati o scappano dal Paese e l’ex Primo Ministro viene processato per grave negligenza nella sua gestione. Per proporre soluzioni alla crisi, viene eletta un’assemblea per redigere una nuova costituzione che tenga conto della lezione appresa. Gli Islandesi avevano preso questa decisione già prima di essere annessi all’Unione Europea e senza cedere alle pressioni di Olanda e Inghilterra, i principali creditori delle banche fallite, che li dichiararono terroristi.

Grecia
Per decenni, i vari governi greci hanno mascherato le proprie disastrose gestioni economiche ricorrendo a prestiti da entità finanziarie specializzate, tra cui Il Fondo Monetario Internazionale, arrivando addirittura a falsificare i propri bilanci per poter entrare nell’Unione Europea. Quando la situazione è diventata insostenibile ed è stato impossibile continuare a pagare interessi sull’enorme quantità di debiti accumulata, viene comunicato al Paese che saranno i cittadini a doversi assumere il costo di questa gestione. Ma non li si informò di chi fosse stato a firmare i contratti con le più che dubbie entità che prestavano il denaro, a che condizioni, né tanto meno per cosa venissero usati i fondi ricevuti. I cittadini vogliono sapere quale parte del debito firmato dai politici comportava miglioramenti per il popolo greco così da accettare di restituire il denaro, e quale parte corrisponde a transazioni che non comportarono benefici alla popolazione ma ai firmatari dei contratti. Esigono la creazione di una commissione indipendente che studi la gestione dei contratti e che, successivamente, evidenzi quale parte del debito non riguarda la popolazione in modo che se ne facciano carico i responsabili.
Anche se rappresentano casi diversi, Islanda e Grecia si somigliano in qualcosa di elementare: l’interesse dei “rappresentanti del popolo” è messo al servizio del salvataggio delle entità finanziare a costo del sacrificio dei cittadini. E i cittadini hanno detto no.
I mezzi di comunicazione non ci hanno detto niente di quanto accaduto in Islanda, non sia mai serva da esempio, e riguardo alla Grecia trasmettono l’idea che l’Unione Europea la sta riscattando. In realtà, ciò che Germania e soci fanno quando decidono di destinare migliaia di milioni di euro a questo ricatto, è salvare le banche tedesche  che fallirebbero se la Grecia non pagasse.

Medio Oriente: Tunisia ed Egitto

Il 17 dicembre 2010 un venditore ambulante di Tunisi, Mohamed Bouazizi, si diede fuoco, disperato per le sue condizioni di vita e le scarse possibilità di futuro. La miccia scoppiò in tutto il Nordafrica mettendo fine in pochi giorni al governo di Tunisi e qualche mese dopo a quello egiziano.  Le rivolte si sono succedute in tutto il resto del nord del continente, per essere poi brutalmente represse e talvolta addirittura manipolate per trasformarle in guerre.

Spagna
Mentre in Medioriente ed Europa succedeva tutto ciò, in Spagna decine di piccoli gruppi iniziavano a muoversi nelle piazze e sui social network preoccupati dalla crisi, dalla sfacciataggine dei nostri politici e della debolezza della nostra posizione e al tempo stesso chiamavano il Paese alla mobilitazione e alla protesta contro le menzogne e la manipolazione. I dati sugli stipendi, le pensioni e i privilegi dei parlamentari cominciarono a diffondersi massicciamente tramite email. I comportamenti dei governi  che accorrevano in aiuto delle banche sacrificando i cittadini cominciarono ad essere smascherati. La gente si riunì per discutere, e anche per ballare in piazze e davanti alle banche come forma di protesta, o a manifestare, o anche semplicemente a prendere atto del proprio malessere.
Finchè il 15 maggio viene convocata a Madrid una grande manifestazione e successivamente un gruppo di persone si accampa a Puerta del Sol per rendere pubbliche le proprie rivendicazioni e la propria protesta prima delle elezioni comunali. L’acampada è sgomberata con la forza all’alba del 17 maggio e quello stesso giorno nasce il movimento 15M: i madrilegni arrivano in massa a Puerta del Sol per sfidare i divieti della Junta Electoral, i giovani si accampano in modo permanente e iniziano ad organizzarsi in assemblee e commissioni e l’esempio si diffonde in tutte le città della Spagna. E non si ferma. Diventa sempre più organizzato, più cosciente e più globale. Ora inizia a diffondersi all’estero e nei quartieri, in un movimento che si dirige da una parte alla base e dall’altra all’internazionalità, e che ottiene sempre più adepti.
        
COSA chiedono?

Questo movimento non vuole miglioramenti sociali: aspira a cambiare il mondo.
Vogliono un pianeta sostenibile e sono disposti a cambiare le abitudini di consumo e sperpero dei loro genitori in cambio di altre che garantiscano maggiore redistribuzione e, di conseguenza, maggiore dignità per tutti. Confidano nella partecipazione cittadina e nella base sociale, organizzata e interconnessa, per portare a compimento il cambiamento.

COME?
Chiamando alla mobilitazione pacifica. Rinunciando alla violenza e iniziando a lavorare nei vari quartieri organizzati in assemblee e gruppi connessi con la propria città, col Paese e col mondo. Quando gli accampati di Sol iniziarono a pensare di lasciare la piazza, spinsero i manifestanti a riunirsi in assemblea nei propri quartieri e a riprodurre il modello di Sol ma senza accampamento, e lavorando ciascuno per risolvere i problemi della zona. Allo stesso tempo si stava ricevendo una enorme risposta a livello internazionale spinta in un primo momento dagli studenti spagnoli, che si riunivano davanti ad ambasciate e consolati per protestare. La base di questa rivoluzione è la non violenza e il lavoro per la costruzione di qualcosa di nuovo, né la distruzione né la negoziazione. Ognuno deve trasformare se stesso nel modello di ciò che vuole ottenere.
È possibile che stiamo assistendo al risveglio di una generazione che finalmente è sufficientemente preparata per portare a termine il cambiamento che tutti almeno una volta abbiamo osato sognare.


15M: non violenza attiva o pacifismo tattico?

È iniziato un nuovo momento sociale in cui il movimento 15M dovrà prendere decisioni che potranno determinare strade differenti in futuro. Questo è un momento rivoluzionario che può generare nuove forme di lotta finora sconosciute o andare verso vecchie forme già logore e non adeguate al momento né alla sensibilità attuali. Mi riferisco al fatto che bisognerà scommettere su un pacifismo “tattico” momentaneo che a seconda della circostanza giustificherà l’uso della violenza oppure scegliere definitivamente la via della non violenza come metodologia di azione rivoluzionaria, lottando contro qualunque forma di violenza. Non c’è altro modo di sradicare la violenza che usare la non violenza.
Perché la violenza non si esprime solo in modo fisico quando c’è aggressione, maltrattamento fisico o addirittura eliminazione di un’altra persona. Queste sono le forme più evidenti di violenza, ma ne esistono altre espressioni, molto spesso non così “identificabili”, ma non per questo meno pericolose e distruttive. C’è la violenza economica, quando si impongono delle regole di mercato che provocano catastrofi, carestie e milioni di disoccupati in tutto il mondo. Esiste anche una violenza razziale, quando si discrimina qualcuno per la razza, l’origine o il colore della pelle. Esiste la violenza religiosa dei fondamentalismi intransigenti, dei fanatici religiosi, delle persecuzioni in nome di Dio, della fede o delle sacre scritture. C’è la  violenza generazionale quando si discriminano i giovani (oggi essere giovane equivale ad essere sospetto)o quando, sempre per via dell’età, vengono discriminati bambini e anziani. C’è violenza di genere quando si emargina la donna. Ci sono altre forme di violenza come quella che si esercita  contro coloro che hanno un orientamento sessuale fuori da quello prestabilito dalla propria cultura. Esistono le violenze sulle culture quando si sostengono costumi che vanno contro la dignità della persona o contro altre culture. Ci sono violenze più sottili come quella psicologica, che sviluppano le paure e con cui si manipola la gente con falsi timori.
La nostra società è piena di tutti questi tipi di violenza e per poterli denunciare dobbiamo prima fare un lavoro che comincia dalla loro identificazione, per poi sviluppare meccanismi che li combattano fino a sradicarli.
Mi pare che la vera novità di queste mobilitazioni sia, oltre ad avere una grande forza e permanenza, il fatto che si sviluppino con grande calma e tatto e con enorme resistenza alle provocazioni, la novità è che lo si sta facendo in modo pacifico e con la metodologia della non violenza. Con enorme attenzione nel trattare con la gente e anche con la polizia, che è nei paraggi in numero sempre minore. Ho visto gli accampati offrire ai poliziotti bibite e panini.
Finora questo atteggiamento nelle concentrazioni è stato tattico, non esplicitato, a parte alcuni momenti in cui si ricorreva a slogan urlati spontaneamente: non violenza! non violenza! In alcune assemblee a cui ho partecipato alcuni compagni proposero di prendere una posizione esplicita riguardo a questo tema. Proponevano di legare questa grande mobilitazione alla metodologia della “non violenza”. Molti erano d’accordo, credo la maggior parte, ma ci furono alcune voci contrarie al compromesso esplicito. Alla fine non si riuscì a trovare una soluzione, non venne nemmeno messa ai voti perché alcuni sostenevano che avrebbe spaccato il movimento.
Come è successo con le mobilitazioni che ci hanno preceduto in Tunisia, Egitto e negli altri Paesi arabi, laddove si possa mantenere e rafforzare la via della non violenza, le rivoluzioni progrediranno, mentre laddove si torni agli usi primitivi della violenza le rivoluzioni si vedranno seriamente compromesse. Nei luoghi dove la violenza sia attiva, i processi si bloccheranno e sicuramente alla fine si tornerà indietro a spese per di più di grandi sofferenze umane.
Questo nuovo fenomeno che inizia in un Paese e finisce per contagiare gran parte del mondo arabo, oltrepassa frontiere fisiche e culturali, arriva in Spagna, si trasforma in #spanishrevolution e molto probabilmente si estenderà ad altri Paesi europei e, perché no?, anche americani ed asiatici perché in tutti esiste la stessa situazione. Cambiando pochi elementi, in tutti questi Paesi l’indignazione verso i governanti e il sistema è generalizzata.
Inoltre, per tornare al tema violenza, alcuni sostengono che in “determinate situazioni” sarebbe comprensibile o giustificabile l’uso della violenza. In quali situazioni? Sarebbe una scelta individuale? E se non fosse così, quando, chi e dove deciderà che nel 15M se è necessario o meno usare la violenza di fronte ad una situazione precisa? Si convocherà un’assemblea per discuterne? Ogni gruppo ha la libertà tattica per adempiere?
Credo che tra non molto il movimento 15M assumerà esplicitamente la non violenza attiva come metodologia di azione. Se non lo fa, avrà i giorni contati. Al contrario, se lo farà, il movimento 15M non violento farà la storia.