martedì 4 ottobre 2011

"Come cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution


La #GlobalrEvolution
È cominciata.
Siamo tutti uniti.

Versione 1.0 "Come cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution

Indice
Presentazione
Obiettivi del documento
Com’è nato il 15M? Breve storia
Cos'è la Spanish rEvolution?
Come montare un’ “accampata”
Organigramma
Commissioni
Gruppi di lavoro
Assemblee, guida rapida
Diffusione
Rispetto
r-evoluzione pacifica
Sistemi di comunicazione
Contatto
Versione 1.0 "Come cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Obiettivi del documento
Tutti più o meno sogniamo di cambiare il mondo, ma poi abbandoniamo questo sogno pensando che da soli non possiamo fare nulla. Come Spanish rEvolution inseguiamo instancabilmente questo sogno e siamo convinti che tutti insieme possiamo realizzarlo e lo realizzeremo. Ma siamo anche coscienti del fatto che ogni persona può cambiare solo l’ambiente che le sta intorno e che il mondo è molto vasto. Abbiamo deciso di creare questo documento proprio  per aiutare tutte le persone che hanno il nostro stesso sogno ad organizzarsi, mobilitarsi, sviluppare e creare, per cambiare il mondo insieme.
Questo documento vuole essere un “manuale fai da te”, in cui si trova tutto ciò che abbiamo imparato dalla nascita della Spanish rEvolution: il modo di organizzarsi, passando attraverso sistemi assembleari, le forme di diffusione in rete, cosa fare di fronte alle cariche della polizia, le azioni che stiamo sviluppando, i collegamenti con altre rivoluzioni internazionali, come essere un movimento pacifico e orizzontale etc....

Obiettivi:
Servire da guida per creare un sistema di organizzazione simile a Spanish rEvolution
Dare consigli e informazioni utili su come costruire un’accampata
Insegnare il sistema assembleare
Ispirare l'azione mediante la conoscenza delle diverse iniziative in diversi paesi
Informare su esperienze e situazioni da evitare

Speriamo che questo documento vi risulti utile. Per qualsiasi informazione non esitate a contattare la
commissione World estension Team di Spanish rEvolution.
Com’è nato il 15M?
Verso il gennaio/febbraio del 2011 un gruppo denominato “Democracia Real Ya” ha deciso di convocare una manifestazione per il 15 maggio come risposta al malessere economico, politico e sociale in cui si trovava la società spagnola. Nei mesi successivi molte persone hanno raccolto l'appello e le reti sociali hanno fatto il resto.
Il 15 maggio in tutte le grandi città spagnola c’è stata una manifestazione. A Madrid hanno partecipato 50.000 persone e alla fine ne sono sono state arrestate oltre venti. Dopo la manifestazione un gruppo di persone si è riunito nella centralissima Plaza de Sol, per decidere come continuare e si è accampato là.  
Il giorno successivo si sono realizzate varie assemblee cittadine, l'ultima alle 8 di sera. In un'assemblea con oltre mille persone si è deciso  di creare diverse commissioni di lavoro, tra cui comunicazione, alimentazione, legale, espansione e infrastruttura. Al termine dell'assemblea ogni persona si univa alla commissione a cui pensava di poter contribuire di più. Gli informatici hanno lavorato tre giorni e tre notti senza interruzioni per creare Twitter, una pagina su Facebook e un sito.
Quella notte altre persone hanno dormito nella Plaza de Sol.
Prima dell'alba sono state sgomberate dalla polizia. La notizia si è diffusa su Twitter e Facebook e anche attraverso le mails delle commissioni create il giorno precedente.
Le reti sociali hanno preso vita propria e si è convocata una manifestazione spontanea alle 20 di quello stesso giorno. 15M era un argomento molto popolare su Twitter in Spagna.
E alle 20:
Hanno cominciato ad apparire tende e teloni, le commissioni del giorno prima hanno riunito più persone, è iniziata la collaborazione e la Spanish rEvolution.
Tutto questo si è esteso a livello nazionale, come la polvere da sparo e il resto è storia.
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Cos'è la Spanish rEvolution?
Un movimento cittadino nato in modo spontaneo
Un movimento pacifico
Un movimento orizzontale, senza leaders, senza vertici, senza nessuno al comando
Un movimento che sta cominciando ad imparare ad usare l'intelligenza collettiva attraverso il
metodo assembleare e le nuove tecnologie
Un movimento innovatore che sta gettando le basi della nuova forma di organizzazione sociale
del XXI secolo
Un movimento eterogeneo, formato da persone di ogni tipo di ideologia ed età
Un gruppo di cittadini che si sono messi al lavoro, convinti che migliorare il mondo è possibile
La Spanish rEvolution, così come tutte le rEvoluzioni che stanno accadendo nel mondo, riguarda molte cose e per ognuno sarà qualcosa di diverso. Quelle che sono qui citate sono solo alcune; ci saranno persone che si troveranno d'accordo, altre no.
Però siamo tutti d'accordo su una cosa: la SPERANZA
Non dubitare mai che un gruppo di cittadini
pensanti e impegnati possano cambiare il mondo.
Infatti sono gli unici che ce l'hanno fatta.
Margareth Mead

Dunque cosa stiamo aspettando?

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Come montare un’“accampata”
L'ideale per montare un’accampata è approfittare di una manifestazione o una convocazione di massa, così che nasca spontaneamente. In questo modo è più semplice cogliere al volo il momento e la pubblicità mediatica.
Le accampate sono un mezzo per ottenere i diversi obiettivi del movimento, non un fine in se stesso. Sono utili all'inizio, però a lungo termine sono difficili da mantenere e prolungarle può far perdere  appoggio sociale al movimento.
Devono essere posizionate in luoghi visibili, cercando di disturbare il meno possibile i cittadini.
In Spagna si sono scelte piazze centrali ed emblematiche delle città, imitando Piazza Tahir in Egitto, creando dalla sera alla mattina una mini città dentro la città stessa, mentre in Israele ci si è accampati in lunghi viali pedonali all’ombra degli alberi.
Bisogna abilitare una zona per accamparsi e indicare per terra dove si riunisce ognuna delle commissioni elencate nell'organigramma (all'inizio non servono tutte) e dotarsi di tavoli e sedie per poter lavorare meglio.
Aspettare che le persone della città la conoscano e comincino a collaborare. E' molto importante che tutti sentano che stanno aiutando in qualche modo. Per questo quando una persona si avvicina il primo approccio è fondamentale; se chiede cosa può fare, ditele qualcosa, qualsiasi cosa o chiedete cosa le piacerebbe fare. In questo modo si sentiranno utili e parteciperanno.
Questo è facile a dirsi, però farlo o pianificarlo è impossibile. La Spanish rEvolution è un cigno nero.
Vi auguriamo buona fortuna.
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Organigramma
Qui di seguito presentiamo il sistema di organizzazione usato in alcune città di Spanish rEvolution.
Una città è divisa in diverse commissioni che si incaricano di un'area determinata (pagina successiva). Esistono anche numerosi gruppi di lavoro che si creano in funzione delle necessità specifiche, a volte durante un tempo determinato, altre in modo permanente, che poi possono evolversi diventando commissioni.
L'assemblea di solito si fa ogni settimana, nel caso di Madrid la domenica, mentre le
altre assemblee si riuniscono in funzione del loro livello di attività, alcune si riuniscono
ogni settimana, altre ogni due, etc.
Nota:Questo sistema di organizzaizone è quello usato nella città di Madrid, altre
città spagnole non hanno lo stesso sistema di organizzazione od è leggermente
diverso.e.
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Organigramma
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Passiamo a descrivere le commissioni più rappresentative.
Comunicazione. Comunica all'esterno ciò che succede nel movimento. Due dei suoi compiti fondamentali sono l'interazione con i mezzi di comunicazione e la diffusione dell'informazione attraverso siti e reti sociali. Una sottocommissione di traduzione aiuta a dare diffusione globale al movimento.
Nell’“accampata” ci si affidava ad un gruppo di portavoce. Erano volontari, senza necessità di esperienze precedenti, che avevano realizzato un seminario per parlare in pubblico con l’aiuto di giornalisti e professori e portavano fasce identificative con parole come “portavoce”. La commissione di comunicazione aveva elaborato una lista di possibili domande che la stampa avrebbe potuto fare e la risposta ad ognuna di esse riguardo il consenso raggiunto dal movimento. Se gli si facevano domande personali rispondevano, oppure no, precisando che era la loro opinione personale, non riconducibile al movimento.
La sottocommissione “audiovisiva” si incaricava di organizzare streaming dell'assemblea, usando livestream nei momenti di manifestazione. Inoltre archiviava tutti i video che arrivavano.
La sottocommissione “diffusione in rete” si incarica delle reti sociali di ogni genere. E’ formata da un numero ridotto di persone che godono del totale appoggio del movimento e si conoscevano per la maggior parte anche prima o comunque si sono conosciute nei giorni successivi. Le password le conoscono solo loro, le cambiano ogni tre o quattro giorni e se la riferiscono a voce. Per motivi di sicurezza le password non vengono archiviate.

Espansione. Il ruolo di questa commissione è cambiato molto da quando è stata creata. Oggigiorno è divisa in quartieri, nazionale e internazionale e queste sono ormai commissioni indipendenti. Passiamo comunque a spiegare come ha funzionato all’inizio.
Il suo compito principale è quello di espandere il movimento in altre città del territorio nazionale, in modo da diffonderlo e creare una rete di persone connesse. Questa azione si realizzava tramite la commissione comunicazione, però era quella di espansione a occuparsi di rispondere alle mail provenienti dalle altre accampate o zone geografiche e a risolvere i loro dubbi o problemi, oltre ad aiutarle ed informarle sulla struttura dell’accampata stessa.
La commissione espansione, a sua volta, si è divisa il primo giorno di accampata in diversi sottogruppi per estendere il movimento e farlo arrivare alla cittadinanza in modo presenziale. Si sono creati questi gruppi: contatto, università, formazione e conservatori, dipendenti pubblici e centri culturali, trasporti, salute, immigrazione, lingue e quartieri. Ognuno di questi gruppi di lavoro doveva far conoscere l’accampata in ognuno dei settori precedentemente elencati e anche se non fisicamente presenti nell’accampata facevano sì che se ne venisse a conoscenza: ogni persona agiva da amplificatore del movimento. Ha avuto eccellenti risultati.
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-Legale: offre assistenza legale al movimento, spiegando la situazione giuridica in cui si trova, mediando con la polizia e avvertendo circa i possibili rischi legali che possono presentarsi. Si creava giornalmente una lista degli avvocati disponibili nelle varie fasce orarie. Si scriveva su un cartello il loro nome, numero di cellulare e a che ora potevano essere contattati. Venivano anche annunciati al megafono e si chiedeva alla gente di scriversi a penna sul braccio questa lista di nomi e numeri così da poter contare sull’assistenza legale in caso di arresto.

-Dinamizzazione delle assemblee: si occupa di preparare la metodologia da seguire in assemblea: stabilire precedentemente l’ordine del giorno, moderazione, tempi di intervento, turni ecc. Elabora anche il verbale dell’Assemblea Generale.

-Informazione: si occupa di informare sul movimento i cittadini che si avvicinano. Ha a sua diposizione volantini, mappe sulla situazione dell’accampata ecc.

-Azione: organizza azioni interne (conferenze, incontri, eventi ludico-rivendicativi ecc) e pianifica azioni esterne di sensibilizzazione, informazione o pressione politica. Propone a turno attività teatrali, rappresentazioni, ecc …

-Coordinamento interno: coordina il lavoro delle commissioni. Si occupa di elencare le decisioni prese dai singoli gruppi e di distribuirle ai punti info, coordina anche l’informazione essenziale a tutte le commissioni (ad esempio dove si trovano, quali sono i contatti, ecc).
La sua funzione era quella di obbligare le commissioni a realizzare un rapporto quotidiano sulle attività svolte, in modo da realizzare un monitoraggio del movimento, per migliorare l’organizzazione a futuro, vedere cosa si stava facendo e come si progrediva.
Settimanalmente creava un riassunto tipo newsletter a scopo puramente informativo, per informare le varie commissioni dei progressi altrui. Questa newsletter veniva diffusa anche su internet e serviva a informare la cittadinanza.
In questo modo chiunque fosse vicino al movimento ma impossibilitato a partecipare all’accampata poteva stampare 100 copie di quel documento e distribuirle nella sua zona, sui mezzi di trasporto o in strada. Così si arrivava direttamente a quelli che non conoscevano l’iniziativa e si riusciva a coinvolgere tutti coloro che volevano contribuire a diffonderla.

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-Infrastruttura: se c’è una commissione chiave in un’accampata, è proprio questa. Recupera i materiali necessari all’accampata o per le attività all’esterno: tende, postazioni di lavoro, distribuzione dello spazio, punti informativi, allacciamenti elettrici, generatori, bagni ecc. Buona parte dei materiali è frutto di donazioni, altrimenti venivano cercati nei cassonetti, nelle zone periferiche, nei centri sociali che li prestavano. Si chiedeva anche a volontari dotati di furgone di andare a prendere in zone distanti il materiale di cui c’era bisogno.
Stilava ogni giorno una lista con gli oggetti o i materiali di cui c’era maggiore necessità: teli, penne, nastro, chiodi, megafoni, cavi, lavagne, di tutto. Per questo si metteva un colore accanto a ogni oggetto della lista -  rosso, arancione o verde - a seconda dell’urgenza.
Ogni stand della Spanish Revolution è stato interamente costruito da questa commissione con legno, cartone,
plastica e molta disponibilità. Quando qualcuno aveva bisogno di ampliare la sua commissione o c’era l’esigenza di aprire un nuovo spazio, ci si rivolgeva alla Commissione Infrastruttura e la richiesta veniva immediatamente attuata. I membri della commissione ricevevano anche tende, generatori ecc. e li distribuivano nel modo che ritenevano migliore.

-Rispetto: garantisce un ambiente pacifico e rispettoso, mediando in possibili incidenti e provocazioni e prevenendo situazioni rischiose. Lo fa unicamente con la forza delle parole, usa la comunicazione verbale per spiegare e convincere circa l’importanza di un ambiente rispettoso nell’accampata. Sono persone calme, con esperienza nella mediazione dei conflitti.
Sono intervenuti nelle risse notturne tra vagabondi. Quando le persone discutevano gridando senza ascoltarsi e creando confusione, la commissione rispetto interveniva per mettere pace.
Quando c’era qualche ubriaco, la commissione rispetto interveniva per aiutarlo e perché non molestasse gli altri.
Indossavano giacche rinfrangenti gialle o arancione per essere facilmente riconoscibili e garantivano sempre la tranquillità dell’accampata.
Nelle manifestazioni successive all’accampata c’erano sempre persone della Commissione Rispetto per evitare atti vandalici o violenti.

-Infermeria: aiuta nei casi di primo soccorso e raccoglie e gestisce il materiale sanitario.

-Alimentazione: raccoglie e gestisce le donazioni di cibo, stabilendo diversi turni per i pasti.

-Pulizia: escogita modi per mantenere l’accampata pulita e salubre. Non è un servizio di pulizia: siamo tutti responsabili dello sporco che creiamo.

-Proposte: questa commissione ha deciso di creare delle urne da mettere in tutte le commissioni, nelle quali le persone potevano lasciare le loro proposte, che venivano poi raccolte e analizzate dalle commissioni. Nello stand della Commissione Proposte c’erano urne di tutti i tipi: economia, ambiente, lavoro, educazione ecc.
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Assemblee, guida rapida
Di cosa ha bisogno un'assemblea?
Nelle pagine seguenti si spiega in maniera dettagliata il metodo assembleare e la metodologia
utilizzata. Questa pagina serve da riassunto.
- Un numero considerevole di persone
- Attrezzatura audio (può bastare un megafono)
- Attrezzatura ausiliaria
- Una persona che stili il verbale e lo trasformi successivamente in formato digitale.
All’inizio di un’accampata questo è indispensabile; a mano a mano che il movimento cresce si introducono nuove metodologie, come l’ordine del giorno ecc.
E’ consigliabile riservare uno spazio per ogni commissione creata, in modo che l’assemblea serva a comunicare ai presenti il lavoro che ognuna sta portando avanti.
E’ anche importante lasciare la possibilità di parlare dopo ogni intervento o proposta fatti, affinché chiunque lo desideri possa commentarli o migliorarli.
All’inizio dell’assemblea e quando ancora non ci si è familiarizzati col processo assembleare, è probabile che la maggior parte degli interventi siano di incoraggiamento o di appoggio. Questi interventi sono fondamentali ed è importante non interromperli, anche se non trattano l’argomento che si sta esaminando.

Che tipo di assemblee si fanno all’inizio?
- Assemblea generale
- Un’assemblea per ogni commissione creata

Con che frequenza si tengono?
L’assemblea generale, all’inizio dell’accampata, si tiene due volte al giorno. Una tra le 12 e le 14 e l’altra alle 20.
Le assemblee dei vari gruppi di lavoro si tengono secondo le considerazioni del gruppo: una volta ogni due o tre giorni o una al giorno, in base alle necessità.
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Assemblee, guida rapida
All’inizio di un’accampata non è necessario seguire le dinamica descritta qui di seguito. Questo è
un riassunto del documento creato dalla dinamizzazione delle assemblee di Sol. In altre città o
paesi la metodologia è stata un’altra. Ad esempio in Grecia ognuno ha a disposizione al massimo 2 minuti per il suo intervento. Raccomandiamo di lasciare spazio all’iniziativa personale. All’inizio non tutte le decisioni devono passare per l’assemblea.

Che cos’è un’assemblea?
E’ un organo di decisione partecipativa che punta al consenso. Si cercano gli argomenti migliori per prendere la decisione maggiormente in accordo con le diverse opinioni. Il suo svolgimento deve essere pacifico, rispettando tutte le opinioni, lasciando tutti i pregiudizi e le ideologie a casa.
Un’assemblea non deve concentrarsi su un discorso ideologico, ma su questioni pratiche: “Di cosa abbiamo bisogno? Come possiamo ottenerlo?”. L’assemblea si basa sulla libera associazione: se non si è d’accordo con quanto è stato deciso non si è obbligati a farlo. Ogni persona è libera di fare quello che vuole, l’assemblea cerca di creare intelligenza collettiva, linee comuni di pensiero e azione. Promuove il dialogo e la conoscenza reciproca.

Che cos’è il consenso?
È la forma di decisione finale dell’Assemblea per ogni proposta concreta analizzata. Le proposte possono essere presentate da una Commissione, da un Gruppo di Lavoro o da una persona a titolo individuale. Il consenso si raggiunge quando nell’assemblea NON c’è nessuna posizione totalmente contraria a quella presentata.
Ogni proposta deve seguire questa formula:
· Cosa si propone?
· A che scopo si propone?
· Come si sviluppa tale proposta se si raggiunge il consenso?
Riassumendo:cosa/perché/come.
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Assemblee, guida rapida

Ruoli (funzioni) per lo sviluppo dell'assemblea
È importante mantenere la calma gestuale per non trasmettere all’assemblea sentimenti o impressioni personali: ricordiamo sempre il valore di un sorriso nei momenti di tensione o blocco. La fretta e la stanchezza sono nemici del consenso.

Gruppo Logistica
Da 3 a x persone incaricate di trovare e/o usare gli strumenti fisici necessari allo svolgimento soddisfacente dell’Assemblea (disegnano a terra la Mappa della Situazione per organizzare gli spazi, creano corridoi per permettere il movimento tra le persone sedute, controllano i megafoni, offrono sedie o sedili a persone con mobilità o energie ridotte, distribuiscono acqua o ombrelli in caso di alte
temperature o prolungata esposizione al sole, ecc.)

Persone assembleari
Sono tutte le persone che partecipano all’Assemblea, oltre ai gruppi di dinamizzazione e alle Commissioni e ai Gruppi. Sono la ragion d’essere dell’Assemblea, il suo principio e fine ultimo.
Siamo tutti responsabili della dinamizzazione e della costruzione nell’Assemblea.
La loro funzione: ascoltano i vari interventi, partecipano nelle questioni che richiedano dibattito attraverso i Turni di Intervento e possono realizzare proposte individuali o considerazioni soggettive che vogliono condividere nei turni delle “Varie” (presenti normalmente alla fine di ogni Assemblea), dopo averlo richiesto agli incaricati dei Turni di Intervento.

Gruppo di Coordinamento dei Turni di Intervento
Una o due persone in stretta e costante collaborazione col “Gruppo Turni di Intervento”, incaricate di
raccogliere le varie richieste di intervenire che arrivano loro per ordinarle prima di passarle ai moderatori. Nel caso di un dibattito aperto, soprattutto se acceso, informano e coordinano i diversi Turni di Intervento in attesa per evitare di ripetere gli stessi messaggi o per mediare tra posizioni simili, in modo da presentare ai moderatori un unico messaggio che comprende i contenuti comuni. Il/i coordinatore/i serve solo come filtro formale e non giudica il contenuto degli interventi. Per assicurarsi che gli oratori si attengano al tema bisogna ricordare quale è l’argomento trattato; nel caso in cui non sia relazionato bisogna informare dell’esistenza di altri spazi di dibattito e riflessione (speakers-corners, gruppi di lavoro …). Una volta coordinato l’intervanto, si indicheranno gli ordini stabiliti ai facilitatori, affinché questi informino il moderatore, che darà spazio secondo l’ordine che gli verrà indicato.
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Gruppo Facilitatori
Due o tre persone che sostengono il moderatore. Sono una specie di “Grillo Parlante”, gli unici  che si dirigono direttamente al moderatore, favorendone la concentrazione e imparzialità. Si collocano intorno allo spazio di moderazione. Sono incaricati di aiutare la persona che modera a sintetizzare e riformulare le proposte in modo obiettivo e imparziale, di facilitare il flusso di informazioni in arrivo dal “Coordinamento” al moderatore per dare spazio ai vari interventi secondo un ordine adeguato, di evitare che i presenti distraggano la concentrazione del moderatore. Devono anche aiutare coloro che abbiano difficoltà a parlare in pubblico, “correggere” piccoli errori grammaticali, annotare possibili errori nella sintesi di ogni intervento, avvisare di qualche cambiamento improvviso dell’ultima ora, ri-sistemare l’Ordine del Giorno in caso di difficoltà, ecc. In caso di assemblee molto numerose si può distinguere la figura del facilitatore diretto per ordinare le cose in modo ancor più preciso per il moderatore.
Si occupano di:
· Dare il benvenuto ai presenti
· Informare circa la natura e il funzionamento dell’Assemblea
· Presentare i Gruppi di Dinamizzazione e le loro funzioni
· Moderare in modo positivo e conciliante le possibili divergenze, senza mai sostenere una delle posizioni presentate
· Informare dell’evoluzione di ogni giro di posizioni a favore e contrarie nei processi di consenso indiretto
· Ricapitolare brevemente ogni intervento nei suddetti giri di dibattito e gli interventi che lo richiedono
· Ripetere i consensi così come messi a verbale.
Assemblee, guida rapida

Gruppo Verbali
Due persone incaricate di prendere nota di quegli interventi non messi per iscritto. In caso di risoluzione di consenso potranno richiedere di ripetere testualmente i punti accordati in modo da essere approvati dall’Assemblea e poterli scrivere correttamente. Normalmente uno prende appunti a mano e l’altro al computer per confrontare i verbali in caso di necessità.
Nel caso in cui fossero esposti al sole in modo diretto, il Gruppo Logistica collocherà due persone dotate di ombrelli per offrire loro riparo.
Alla fine dell’Assemblda dovranno leggersi i punti di consenso affinché risultino chiari.
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LINGUAGGIO SIMBOLICO ACCORDATO PER L’ESPRESSIONE COLLETTIVA DI TUTTA L’ASSEMBLEA
Per rendere agili i processi di espressione collettiva nell’Assemblea, sono stati decisi i seguenti gesti corporali per esprimere i seguenti fattori:
* APPLAUSO/ACCORDO: Si alzano le mani aperte facendo ruotare i polsi
* DISACCORDO: Si incrociano gli avambracci formando una specie di X sulla testa.
* “E’ GIA’ STATO DETTO/TI STAI RIPETENDO”: Si muovono le braccia facendo girare le mani su se stesse come la richiesta di “cambio” usata negli sport.
* “IL TUO INTEVENTO SI STA ALLUNGANDO TROPPO”: Le braccia estese a croce si chiudono lentamente come se fossero le lancette dell’orologio che si incontrano sulla testa una volta che si siano uniti i palmi delle mani.
* “NON TI SI SENTE BENE”: Si indicano le orecchie o si muove la mano dal basso verso l’alto per indicare che si “alzi il volume” della voce.

Che cos’è l’Ordine del Giorno di un’Assemblea? A cosa serve?
L’Ordine del Giorno è il sommario dei temi che verranno trattati in Assemblea. Serve a non lasciare nessun tema importante fuori dalla discussione, a mantenere un ordine nella natura degli interventi e a calcolare più o meno il tempo massimo di durata di ogni blocco. Lo redige e organizza il Gruppo di Dinamizzazione e dev’essere ben chiaro al moderatore di turno perché sarà la sua guida basilare di contenuti. La commissione di dinamizzazione assembleare non giudica né decide in nessun caso i contenuti dell’ordine del giorno, semplicemente li ordina in accordo con i rappresentanti di ogni commissione e gruppo di lavoro che hanno partecipato ad ogni riunione preparatoria.
È il copione con le linee fondamentali che si tratteranno in Assemblea circa le tematiche da discutere ed è conveniente leggerlo all’inizio dell’Assemblea per informare e rendere partecipi tutti i presenti. Con l’esperienza, ogni Assemblea andrà migliorando il disegno di quest’elenco, soddisfacendo gli aspetti che consideri più o meno importanti. Raccomandiamo che nell’elaborarlo si stabilisca un tempo limite di durata dell’assemblea in funzione ai temi da trattare e al numero dei partecipanti: se diventa troppo lunga perderemo la concentrazione e non sarà produttiva.
Assemblee, guida rapida
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Diffusione
Riguardo la diffusione è importante avere tanti utenti nelle principali reti sociali del paese per poter informare nel modo più diretto la popolazione. Se ne occupa la commissione Comunicazione.
Nelle manifestazioni questa commissione dispone di una rete di collaboratori che usano i propri computer per trasmettere in streaming quello che sta succedendo in tempo reale: in questo modo resta tutto documentato.
Creare pagine web del movimento che servano da punto informativo, così come raccogliere i verbali è invece il compito del gruppo informatico, che a Sol si chiama Hacksol.
Le stesse assemblee servono come forma di diffusione del movimento, oltre ad azioni come manifestazioni, incontri ecc.
E’ utile anche realizzare magliette e volantini.
Rispetto
Si è già parlato dell’importanza della Commissione Rispetto per la rivoluzione pacifica, ma si deve insistere su quest’aspetto.

SIAMO TUTTI “RISPETTO”
Non è necessario chiamare la Commissione Rispetto quando vediamo che si sta creando una situazione violenta o quando due persone stanno discutendo animatamente. Siamo tutti “Rispetto”, possiamo intervenire tutti e mediare in questa situazione affinché non peggiori.
Quale è allora la necessità della sua esistenza? Questa commissione serve perché in situazioni estreme ci sia qualcuno disposto ad agire. Sono i coraggiosi dell’accampata quelli che devono sempre
mantenere la calma e cercare di calmare gli altri.
Il loro compito va oltre. Si occupano di sensibilizzare tutti riguardo al linguaggio offensivo che a volte usiamo e ricordare che in fin dei conti siamo tutti persone. Per questo insistono sull’importanza di non insultare la polizia o le forze dell’ordine, dato che eseguono degli ordini che vengono dall’alto. Molti di loro sicuramente stanno dalla nostra parte.
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Sistemi di comunicazione
I sistemi di comunicazione creati vengono descritti qui di seguito, sia quelli a livello di accampata che a livello virtuale, nazionale e internazionale.

Nelle accampate
Nell’accampata la comunicazione era a livello personale e tra commissioni. Alcune persone facevano da collegamento tra due o più commissioni, perché conoscevano persone all’interno o perché vi avevano svolto compiti.
Un’altra forma di comunicazione interessante è l’uso di chat rooms (IRC) specifiche intra-accampate,
dove ogni commissione ha un nome, in modo da permettere una comunicazione fluida e in tempo reale. Per questo è necessario che ogni commissione disponga di un computer con connessione Internet. A Sol sfortunatamente non avevamo questo tipo di comunicazione, che sarebbe stata molto utile.

Virtuali
Qui si creavano pagine web specifiche, mailing list di ogni commissione, gruppi di lavoro su Google, una rete sociale del movimento chiamata n-1, blog dei quartieri che venivano linkati alla pagina principale, siti a livello internazionale e assemblee virtuali sia nazionali che internazionali, oltre a tutte le reti sociali.

Nazionali
Due mesi dopo la diffusione delle accampate si è tenuto un incontro a livello nazionale con persone da tutta la Spagna, allo scopo di conoscersi e di arrivare a punti comuni. Sono stati realizzati vari incontri di questo tipo.
La commissione di espansione nazionale, così come le commissioni il cui ambito d’azione era maggiore di quello nell’accampata facevano assemblee o incontri virtuali in chat (IRC) o a voce usando TeamSpeaker, Skype, ecc.
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Rivoluzione pacifica

PERCHE' LA NON VIOLENZA?
Fin dall'inizio del movimento 15M, i poteri hanno cercato di etichettarlo come violento e di radicalizzarlo. E' il loro modo di neutralizzarlo, di ridurre la sua pluralità, di espropriarlo della sua legittimità, di ridurre l'appoggio sociale.
D'altra parte, se siamo nonviolenti, gli rendiamo le cose difficili e non sanno come attaccarci. La nonviolenza ci permette di esprimerci per le strade in molti modi: circolare e fermarci, parlare con la gente, gridare le nostre domande, manifestare rabbia ma anche allegria, fare della nostra fragilità una forza, rompere con il prevedibile, con quello che si aspettano da noi. Alle nostre manifestazioni partecipano le famiglie, si mobilita tutta la società.

Cos’abbiamo imparato
Ciò che abbiamo imparato in questi pochi mesi, ciò che dobbiamo valorizzare e potenziare, è che abbiamo costruito un movimento fatto di diversità, inclusività, orizzontalità, intelligenza collettiva, ingegno, ispirazione, un movimento molto attivo ma pacifico e nonviolento, che avanza nell'autorganizzazione a livello locale e internazionale. Queste sono le chiavi che ci permetteranno di cambiare il mondo e le nostre vite.

Nonviolenza nel DNA
Il 15M è un movimento pacifico e nonviolento: è parte della sua essenza e, oltre ad essere già stato sottolineato nel secondo manifesto, è pura evidenza. Qualcuno lo ha espresso così: "E’ nel nostro
DNA".

Azione permanente di fronte al conflitto
Nonviolenza non significa evitare il conflitto. Abbiamo occupato piazze, manifestato senza permesso, bloccato sfratti, cacciato la polizia dai quartieri, realizzato grandi mobilitazioni... Insomma, la nonviolenza del 15M non è passiva, non è osservanza della legalità, né adozione dei termini convenzionali della politica, ma è attiva, ribelle, disobbediente nei confronti delle ingiustizie e creativa. La nonviolenza permette di considerare il conflitto secondo i nostri termini, scegliendo noi gli scenari, dando il ritmo e usando la metodologia che ci offre maggiori vantaggi.

Enormi passi avanti
Il 15M è riuscito a realizzare ciò che altri movimenti più "radicali" provavano a fare da anni senza successo: ha ottenuto un ampio appoggio popolare.
Versione 1.0 "Come cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Rivoluzione pacifica

La nonviolenza ci rende imprevedibili
Il movimento ha avuto l’intelligenza di non cadere nelle provocazioni e di evitare le situazioni e le trappole create appositamente. La violenza ci rende prevedibili: rafforza le posizioni e i ruoli (poliziotto=repressore, manifestante=vittima). Ognuno sa chi è, qual è la sua identità e cosa deve provare per l'altro. Queste situazioni le evitiamo perché non vogliamo che ci spingano verso la spirale, già ben nota, di azione violenta-repressione-arresti-feriti-paura-rancore-reazione-campagne antirepressive, in cui perdiamo tutta l'iniziativa, per continuare invece a farci domande fondamentali quali: come vogliamo vivere insieme, in che modo vogliamo essere governati, cosa fare con la ricchezza prodotta da tutti, come migliorare le nostre vite etc.

La nonviolenza lavora rompendo la logica dell’avversario
La violenza cerca di debilitare l'altro, annullarlo o eliminarlo fisicamente. La nonviolenza lavora sconfiggendo l’avversario psicologicamente e emotivamente, disarmando le sue argomentazioni, rompendo la sua logica, realizzando azioni imprevedibili, creative e sempre basate sulla forza della coerenza, dell'etica e delle domande giuste. Lavora contro i rappresentanti del potere, ma non contro le persone (es. poliziotti) che sono altre vittime del sistema.

Bisogna allenarsi alla nonviolenza
Il nemico contro cui lottiamo è un sistema con dei valori e una "logica" che, in primo luogo, riguardano noi stessi (ad esempio: ci sono mille scelte quotidiane con cui sosteniamo questo sistema di cui facciamo parte tutti). Non tutto è fatto a misura nostra. Abbiamo atteggiamenti e comportamenti che possiamo cambiare per fare la nostra parte e produrre questi cambiamenti.
Questo richiede apprendimento: a relazionarsi in modo diverso con gli altri, a cambiare comportamenti escludenti o discriminatori, ad avere una condotta proattiva. A includere il "noi" nella nostra vita. C'è una grande "potenza di umanizzazione" nel movimento 15M. Siamo esseri umani e non merce nelle mani di politici e banchieri.
Antecedenti della nonviolenza
Possiamo evidenziare molti antecedenti di lotte nonviolente nella storia e ispirarci alle proposte e alle azioni del Mahatma Gandhi nell'India dell'inizio del XX secolo, alle lotte di M.L. King per i diritti civili dei neri negli USA, all'azione di Kwame N’krumah in Ghana e alla nonviolenza attiva di Mario Rodrigueze Cobos (Silo) in America Latina.
Versione 1.0 "Come cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Rivoluzione pacifica
La disobbedienza civile
La nonviolenza lavora con diversi strumenti: il "vuoto" nei confronti del potere, la denuncia, la non cooperazione con l'ingiustizia e la violenza e  la disobbedienza civile di fronte a leggi ingiuste. Uno dei massimi esponenti della disobbedienza civile a cui possiamo ispirarci è Henri David Thoreau.

Violenza e nonviolenza sono compatibili?
L'esperienza dice che la violenza, quando sorge, si colloca sempre al centro di quanto sta succedendo, come se fosse un vortice che risucchia e trascina tutto il resto. La nonviolenza può esprimersi in molti modi, la violenza solo in uno. Alle azioni nonviolente partecipa molta gente diversa, a quelle violente sempre gente con un determinato profilo.

Gli inafferrabili
Più restiamo inafferrabili, senza fronti definiti né retroguardia, né leaders, né portavoce, né quartier generale, né sigle, né classificazione definita (che sia antisistema, sinistra, destra etc), senza nulla che si possa catturare, smantellare, occupare, segnalare.... Più siamo aperti e presenti in più posti (anche in altri paesi), quanto più avanziamo in questa direzione, tanto più forti saremo per la gente che ci vedrà come riferimento e più invulnerabili di fronte ai poteri.

Dove applicarci
Non dobbiamo sprecare troppa energia per far cadere questo sistema. Lo farà da solo. Il nostro lavoro può consistere nel costruire modelli nuovi. Se cade tutto...torniamo alla preistoria?
Abbiamo bisogno di costruire un movimento sociale con nuovi modelli economici, di organizzazione e relazione sociale, di cultura, spiritualità, nuovi modelli di istruzione, sanità etc.

Le diverse forme di violenza
Oltre alla violenza fisica, che è la più evidente e "visiva", la violenza si manifesta in molte forme: c'è violenza economica quando si sfruttano gli altri, c'è violenza politica quando si impedisce la partecipazione, c'è violenza religiosa quando si impongono credenze  in modo fanatico, c'è violenza istituzionale quando esistono abusi di potere e leggi ingiuste, c'è violenza nella cultura quando si emarginano altre culture, c'è violenza di genere quando si discrimina in base al sesso, c'è violenza generazionale quando a causa dell'età si perdono i diritti e c’è anche  violenza psicologica.
La nonviolenza lotta non solo contro la violenza fisica, ma contro tutte le forme di violenza. Il pacifismo in generale si basa sul rifiuto della violenza fisica.
Versione 1.0 "Come cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution

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