La #GlobalrEvolution
È cominciata.
Siamo tutti uniti.
Versione 1.0 "Come
cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Indice
• Presentazione
– Obiettivi del documento
– Com’è nato il 15M? Breve
storia
• Cos'è la Spanish rEvolution?
• Come montare un’ “accampata”
• Organigramma
– Commissioni
– Gruppi di lavoro
• Assemblee, guida rapida
• Diffusione
• Rispetto
• r-evoluzione pacifica
• Sistemi di comunicazione
• Contatto
Versione 1.0 "Come
cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Obiettivi del documento
Tutti più o meno sogniamo di
cambiare il mondo, ma poi abbandoniamo questo sogno pensando che da soli non
possiamo fare nulla. Come Spanish rEvolution inseguiamo instancabilmente questo
sogno e siamo convinti che tutti insieme possiamo realizzarlo e lo realizzeremo.
Ma siamo anche coscienti del fatto che ogni persona può cambiare solo l’ambiente
che le sta intorno e che il mondo è molto vasto. Abbiamo deciso di creare
questo documento proprio per aiutare
tutte le persone che hanno il nostro stesso sogno ad organizzarsi, mobilitarsi,
sviluppare e creare, per cambiare il mondo insieme.
Questo documento vuole essere
un “manuale fai da te”, in cui si trova tutto ciò che abbiamo imparato dalla
nascita della Spanish rEvolution: il modo di organizzarsi, passando attraverso sistemi
assembleari, le forme di diffusione in rete, cosa fare di fronte alle cariche
della polizia, le azioni che stiamo sviluppando, i collegamenti con altre rivoluzioni
internazionali, come essere un movimento pacifico e orizzontale etc....
Obiettivi:
•Servire
da guida per creare un sistema di organizzazione simile a Spanish rEvolution
•Dare
consigli e informazioni utili su come costruire un’accampata
•Insegnare
il sistema assembleare
•Ispirare
l'azione mediante la conoscenza delle diverse iniziative in diversi paesi
•Informare
su esperienze e situazioni da evitare
Speriamo che questo documento
vi risulti utile. Per qualsiasi informazione non esitate a contattare la
commissione World estension Team di Spanish rEvolution.
Com’è nato il 15M?
Verso il gennaio/febbraio del
2011 un gruppo denominato “Democracia Real Ya” ha deciso di convocare una manifestazione
per il 15 maggio come risposta al malessere economico, politico e sociale in
cui si trovava la società spagnola. Nei mesi successivi molte persone hanno
raccolto l'appello e le reti sociali hanno fatto il resto.
Il 15 maggio in tutte le
grandi città spagnola c’è stata una manifestazione. A Madrid hanno partecipato
50.000 persone e alla fine ne sono sono state arrestate oltre venti. Dopo la manifestazione
un gruppo di persone si è riunito nella centralissima Plaza de Sol, per
decidere come continuare e si è accampato là.
Il giorno successivo si sono
realizzate varie assemblee cittadine, l'ultima alle 8 di sera. In un'assemblea con
oltre mille persone si è deciso di
creare diverse commissioni di lavoro, tra cui comunicazione, alimentazione,
legale, espansione e infrastruttura. Al termine dell'assemblea ogni persona si
univa alla commissione a cui pensava di poter contribuire di più. Gli
informatici hanno lavorato tre giorni e tre notti senza interruzioni per creare
Twitter, una pagina su Facebook e un sito.
Quella notte altre persone hanno
dormito nella Plaza de Sol.
Prima dell'alba sono state
sgomberate dalla polizia. La notizia si è diffusa su Twitter e Facebook e anche
attraverso le mails delle commissioni create il giorno precedente.
Le reti sociali hanno preso vita
propria e si è convocata una manifestazione spontanea alle 20 di quello stesso
giorno. 15M era un argomento molto popolare su Twitter in Spagna.
E alle 20:
Hanno cominciato ad apparire
tende e teloni, le commissioni del giorno prima hanno riunito più persone, è
iniziata la collaborazione e la Spanish rEvolution.
Tutto questo si è esteso a
livello nazionale, come la polvere da sparo e il resto è storia.
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cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Cos'è la Spanish rEvolution?
•Un movimento cittadino nato in
modo spontaneo
•Un movimento pacifico
• Un movimento orizzontale, senza
leaders, senza vertici, senza nessuno al comando
• Un movimento che sta
cominciando ad imparare ad usare l'intelligenza collettiva attraverso il
metodo assembleare e le nuove
tecnologie
• Un movimento innovatore che
sta gettando le basi della nuova forma di organizzazione sociale
del XXI secolo
• Un movimento eterogeneo,
formato da persone di ogni tipo di ideologia ed età
• Un gruppo di cittadini che si
sono messi al lavoro, convinti che migliorare il mondo è possibile
La Spanish rEvolution, così
come tutte le rEvoluzioni che stanno accadendo nel mondo, riguarda molte cose e
per ognuno sarà qualcosa di diverso. Quelle che sono qui citate sono solo
alcune; ci saranno persone che si troveranno d'accordo, altre no.
Però siamo tutti d'accordo su una
cosa: la SPERANZA
Non
dubitare mai che un gruppo di cittadini
pensanti
e impegnati possano cambiare il mondo.
Infatti
sono gli unici che ce l'hanno fatta.
Margareth Mead
Dunque cosa stiamo aspettando?
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cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Come montare un’“accampata”
L'ideale per montare
un’accampata è approfittare di una manifestazione o una convocazione di massa,
così che nasca spontaneamente. In questo modo è più semplice cogliere al volo il
momento e la pubblicità mediatica.
Le accampate sono un mezzo per
ottenere i diversi obiettivi del movimento, non un fine in se stesso. Sono
utili all'inizio, però a lungo termine sono difficili da mantenere e
prolungarle può far perdere appoggio
sociale al movimento.
Devono essere posizionate in
luoghi visibili, cercando di disturbare il meno possibile i cittadini.
In Spagna si sono scelte
piazze centrali ed emblematiche delle città, imitando Piazza Tahir in Egitto,
creando dalla sera alla mattina una mini città dentro la città stessa, mentre
in Israele ci si è accampati in lunghi viali pedonali all’ombra degli alberi.
Bisogna abilitare una zona per
accamparsi e indicare per terra dove si riunisce ognuna delle commissioni
elencate nell'organigramma (all'inizio non servono tutte) e dotarsi di tavoli e
sedie per poter lavorare meglio.
Aspettare che le persone della
città la conoscano e comincino a collaborare. E' molto importante che tutti
sentano che stanno aiutando in qualche modo. Per questo quando una persona si
avvicina il primo approccio è fondamentale; se chiede cosa può fare, ditele
qualcosa, qualsiasi cosa o chiedete cosa le piacerebbe fare. In questo modo si
sentiranno utili e parteciperanno.
Questo è facile a dirsi, però
farlo o pianificarlo è impossibile. La Spanish rEvolution è un cigno nero.
Vi auguriamo buona fortuna.
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cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Organigramma
Qui di seguito presentiamo il
sistema di organizzazione usato in alcune città di Spanish rEvolution.
Una città è divisa in diverse
commissioni che si incaricano di un'area determinata (pagina successiva).
Esistono anche numerosi gruppi di lavoro che si creano in funzione delle
necessità specifiche, a volte durante un tempo determinato, altre in modo
permanente, che poi possono evolversi diventando commissioni.
L'assemblea di solito si fa
ogni settimana, nel caso di Madrid la domenica, mentre le
altre assemblee si riuniscono
in funzione del loro livello di attività, alcune si riuniscono
ogni settimana, altre ogni
due, etc.
Nota:Questo
sistema di organizzaizone è quello usato nella città di Madrid, altre
città
spagnole non hanno lo stesso sistema di organizzazione od è leggermente
diverso.e.
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cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Organigramma
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cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Passiamo a descrivere le
commissioni più rappresentative.
− Comunicazione.
Comunica
all'esterno ciò che succede nel movimento. Due dei suoi compiti fondamentali
sono l'interazione con i mezzi di comunicazione e la diffusione
dell'informazione attraverso siti e reti sociali. Una sottocommissione di
traduzione aiuta a dare diffusione globale al movimento.
Nell’“accampata” ci si
affidava ad un gruppo di portavoce. Erano volontari, senza necessità di
esperienze precedenti, che avevano realizzato un seminario per parlare in pubblico
con l’aiuto di giornalisti e professori e portavano fasce identificative con
parole come “portavoce”. La commissione di comunicazione aveva elaborato una lista
di possibili domande che la stampa avrebbe potuto fare e la risposta ad ognuna
di esse riguardo il consenso raggiunto dal movimento. Se gli si facevano
domande personali rispondevano, oppure no, precisando che era la loro opinione
personale, non riconducibile al movimento.
La sottocommissione
“audiovisiva” si incaricava di organizzare streaming dell'assemblea, usando
livestream nei momenti di manifestazione. Inoltre archiviava tutti i video che
arrivavano.
La sottocommissione “diffusione
in rete” si incarica delle reti sociali di ogni genere. E’ formata da un numero
ridotto di persone che godono del totale appoggio del movimento e si
conoscevano per la maggior parte anche prima o comunque si sono conosciute nei
giorni successivi. Le password le conoscono solo loro, le cambiano ogni tre o
quattro giorni e se la riferiscono a voce. Per motivi di sicurezza le password
non vengono archiviate.
− Espansione. Il ruolo di questa commissione
è cambiato molto da quando è stata creata. Oggigiorno è divisa in quartieri, nazionale
e internazionale e queste sono ormai commissioni indipendenti. Passiamo comunque
a spiegare come ha funzionato all’inizio.
Il suo compito principale è
quello di espandere il movimento in altre città del territorio nazionale, in modo
da diffonderlo e creare una rete di persone connesse. Questa azione si
realizzava tramite la commissione comunicazione, però era quella di espansione a
occuparsi di rispondere alle mail provenienti dalle altre accampate o zone
geografiche e a risolvere i loro dubbi o problemi, oltre ad aiutarle ed
informarle sulla struttura dell’accampata stessa.
La commissione espansione, a
sua volta, si è divisa il primo giorno di accampata in diversi sottogruppi per estendere
il movimento e farlo arrivare alla cittadinanza in modo presenziale. Si sono
creati questi gruppi: contatto, università, formazione e conservatori,
dipendenti pubblici e centri culturali, trasporti, salute, immigrazione, lingue
e quartieri. Ognuno di questi gruppi di lavoro doveva far conoscere l’accampata
in ognuno dei settori precedentemente elencati e anche se non fisicamente
presenti nell’accampata facevano sì che se ne venisse a conoscenza: ogni
persona agiva da amplificatore del movimento. Ha avuto eccellenti risultati.
Versione 1.0 "Come
cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
-Legale: offre assistenza legale al
movimento, spiegando la situazione giuridica in cui si trova, mediando con la
polizia e avvertendo circa i possibili rischi legali che possono presentarsi.
Si creava giornalmente una lista degli avvocati disponibili nelle varie fasce
orarie. Si scriveva su un cartello il loro nome, numero di cellulare e a che ora
potevano essere contattati. Venivano anche annunciati al megafono e si chiedeva
alla gente di scriversi a penna sul braccio questa lista di nomi e numeri così da
poter contare sull’assistenza legale in caso di arresto.
-Dinamizzazione
delle assemblee:
si occupa di preparare la metodologia da seguire in assemblea: stabilire
precedentemente l’ordine del giorno, moderazione, tempi di intervento, turni
ecc. Elabora anche il verbale dell’Assemblea Generale.
-Informazione: si occupa di informare sul
movimento i cittadini che si avvicinano. Ha a sua diposizione volantini, mappe
sulla situazione dell’accampata ecc.
-Azione: organizza azioni interne
(conferenze, incontri, eventi ludico-rivendicativi ecc) e pianifica azioni
esterne di sensibilizzazione, informazione o pressione politica. Propone a
turno attività teatrali, rappresentazioni, ecc …
-Coordinamento
interno:
coordina il lavoro delle commissioni. Si occupa di elencare le decisioni prese dai
singoli gruppi e di distribuirle ai punti info, coordina anche l’informazione
essenziale a tutte le commissioni (ad esempio dove si trovano, quali sono i
contatti, ecc).
La sua funzione era quella di
obbligare le commissioni a realizzare un rapporto quotidiano sulle attività
svolte, in modo da realizzare un monitoraggio del movimento, per migliorare
l’organizzazione a futuro, vedere cosa si stava facendo e come si progrediva.
Settimanalmente creava un
riassunto tipo newsletter a scopo puramente informativo, per informare le varie
commissioni dei progressi altrui. Questa newsletter veniva diffusa anche su
internet e serviva a informare la cittadinanza.
In questo modo chiunque fosse
vicino al movimento ma impossibilitato a partecipare all’accampata poteva
stampare 100 copie di quel documento e distribuirle nella sua zona, sui mezzi
di trasporto o in strada. Così si arrivava direttamente a quelli che non
conoscevano l’iniziativa e si riusciva a coinvolgere tutti coloro che volevano
contribuire a diffonderla.
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cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
-Infrastruttura: se c’è una commissione
chiave in un’accampata, è proprio questa. Recupera i materiali necessari
all’accampata o per le attività all’esterno: tende, postazioni di lavoro,
distribuzione dello spazio, punti informativi, allacciamenti elettrici,
generatori, bagni ecc. Buona parte dei materiali è frutto di donazioni,
altrimenti venivano cercati nei cassonetti, nelle zone periferiche, nei centri sociali
che li prestavano. Si chiedeva anche a volontari dotati di furgone di andare a
prendere in zone distanti il materiale di cui c’era bisogno.
Stilava ogni giorno una lista
con gli oggetti o i materiali di cui c’era maggiore necessità: teli, penne,
nastro, chiodi, megafoni, cavi, lavagne, di tutto. Per questo si metteva un
colore accanto a ogni oggetto della lista - rosso, arancione o verde - a seconda
dell’urgenza.
Ogni stand della Spanish
Revolution è stato interamente costruito da questa commissione con legno,
cartone,
plastica e molta disponibilità.
Quando qualcuno aveva bisogno di ampliare la sua commissione o c’era l’esigenza
di aprire un nuovo spazio, ci si rivolgeva alla Commissione Infrastruttura e la
richiesta veniva immediatamente attuata. I membri della commissione ricevevano
anche tende, generatori ecc. e li distribuivano nel modo che ritenevano
migliore.
-Rispetto: garantisce un ambiente
pacifico e rispettoso, mediando in possibili incidenti e provocazioni e
prevenendo situazioni rischiose. Lo fa unicamente con la forza delle parole,
usa la comunicazione verbale per spiegare e convincere circa l’importanza di un
ambiente rispettoso nell’accampata. Sono persone calme, con esperienza nella
mediazione dei conflitti.
Sono intervenuti nelle risse
notturne tra vagabondi. Quando le persone discutevano gridando senza ascoltarsi
e creando confusione, la commissione rispetto interveniva per mettere pace.
Quando c’era qualche ubriaco,
la commissione rispetto interveniva per aiutarlo e perché non molestasse gli
altri.
Indossavano giacche
rinfrangenti gialle o arancione per essere facilmente riconoscibili e garantivano
sempre la tranquillità dell’accampata.
Nelle manifestazioni
successive all’accampata c’erano sempre persone della Commissione Rispetto per
evitare atti vandalici o violenti.
-Infermeria: aiuta nei casi di primo
soccorso e raccoglie e gestisce il materiale sanitario.
-Alimentazione: raccoglie e gestisce le
donazioni di cibo, stabilendo diversi turni per i pasti.
-Pulizia: escogita modi per mantenere
l’accampata pulita e salubre. Non è un servizio di pulizia: siamo tutti responsabili
dello sporco che creiamo.
-Proposte: questa commissione ha deciso
di creare delle urne da mettere in tutte le commissioni, nelle quali le persone
potevano lasciare le loro proposte, che venivano poi raccolte e analizzate
dalle commissioni. Nello stand della Commissione Proposte c’erano urne di tutti
i tipi: economia, ambiente, lavoro, educazione ecc.
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cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Assemblee, guida rapida
Di
cosa ha bisogno un'assemblea?
Nelle pagine seguenti si
spiega in maniera dettagliata il metodo assembleare e la metodologia
utilizzata. Questa pagina
serve da riassunto.
- Un numero considerevole di
persone
- Attrezzatura audio (può
bastare un megafono)
- Attrezzatura ausiliaria
- Una persona che stili il
verbale e lo trasformi successivamente in formato digitale.
All’inizio di un’accampata
questo è indispensabile; a mano a mano che il movimento cresce si introducono
nuove metodologie, come l’ordine del giorno ecc.
E’ consigliabile riservare uno
spazio per ogni commissione creata, in modo che l’assemblea serva a comunicare
ai presenti il lavoro che ognuna sta portando avanti.
E’ anche importante lasciare
la possibilità di parlare dopo ogni intervento o proposta fatti, affinché
chiunque lo desideri possa commentarli o migliorarli.
All’inizio dell’assemblea e
quando ancora non ci si è familiarizzati col processo assembleare, è probabile
che la maggior parte degli interventi siano di incoraggiamento o di appoggio.
Questi interventi sono fondamentali ed è importante non interromperli, anche se
non trattano l’argomento che si sta esaminando.
Che
tipo di assemblee si fanno all’inizio?
- Assemblea generale
- Un’assemblea per ogni
commissione creata
Con
che frequenza si tengono?
L’assemblea generale, all’inizio
dell’accampata, si tiene due volte al giorno. Una tra le 12 e le 14 e l’altra
alle 20.
Le assemblee dei vari gruppi
di lavoro si tengono secondo le considerazioni del gruppo: una volta ogni due o
tre giorni o una al giorno, in base alle necessità.
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cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Assemblee, guida rapida
All’inizio di un’accampata non
è necessario seguire le dinamica descritta qui di seguito. Questo è
un riassunto del documento
creato dalla dinamizzazione delle assemblee di Sol. In altre città o
paesi la metodologia è stata
un’altra. Ad esempio in Grecia ognuno ha a disposizione al massimo 2 minuti per
il suo intervento. Raccomandiamo di lasciare spazio all’iniziativa personale. All’inizio
non tutte le decisioni devono passare per l’assemblea.
Che
cos’è un’assemblea?
E’ un organo di decisione
partecipativa che punta al consenso. Si cercano gli argomenti migliori per prendere
la decisione maggiormente in accordo con le diverse opinioni. Il suo
svolgimento deve essere pacifico, rispettando tutte le opinioni, lasciando
tutti i pregiudizi e le ideologie a casa.
Un’assemblea non deve
concentrarsi su un discorso ideologico, ma su questioni pratiche: “Di cosa abbiamo
bisogno? Come possiamo ottenerlo?”. L’assemblea si basa sulla libera
associazione: se non si è d’accordo con quanto è stato deciso non si è
obbligati a farlo. Ogni persona è libera di fare quello che vuole, l’assemblea
cerca di creare intelligenza collettiva, linee comuni di pensiero e azione.
Promuove il dialogo e la conoscenza reciproca.
Che
cos’è il consenso?
È la forma di decisione finale
dell’Assemblea per ogni proposta concreta analizzata. Le proposte possono
essere presentate da una Commissione, da un Gruppo di Lavoro o da una persona a
titolo individuale. Il consenso si raggiunge quando nell’assemblea NON c’è
nessuna posizione totalmente contraria a quella presentata.
Ogni proposta deve seguire
questa formula:
· Cosa si propone?
· A che scopo si propone?
· Come si sviluppa tale proposta
se si raggiunge il consenso?
Riassumendo:cosa/perché/come.
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Assemblee, guida rapida
Ruoli
(funzioni) per lo sviluppo dell'assemblea
È importante mantenere la
calma gestuale per non trasmettere all’assemblea sentimenti o impressioni
personali: ricordiamo sempre il valore di un sorriso nei momenti di tensione o
blocco. La fretta e la stanchezza sono nemici del consenso.
Gruppo
Logistica
Da 3 a x persone incaricate di
trovare e/o usare gli strumenti fisici necessari allo svolgimento soddisfacente
dell’Assemblea (disegnano a terra la Mappa della Situazione per organizzare gli
spazi, creano corridoi per permettere il movimento tra le persone sedute,
controllano i megafoni, offrono sedie o sedili a persone con mobilità o energie
ridotte, distribuiscono acqua o ombrelli in caso di alte
temperature o prolungata
esposizione al sole, ecc.)
Persone
assembleari
Sono tutte le persone che
partecipano all’Assemblea, oltre ai gruppi di dinamizzazione e alle Commissioni
e ai Gruppi. Sono la ragion d’essere dell’Assemblea, il suo principio e fine
ultimo.
Siamo tutti responsabili della
dinamizzazione e della costruzione nell’Assemblea.
La loro funzione: ascoltano i
vari interventi, partecipano nelle questioni che richiedano dibattito attraverso
i Turni di Intervento e possono realizzare proposte individuali o
considerazioni soggettive che vogliono condividere nei turni delle “Varie”
(presenti normalmente alla fine di ogni Assemblea), dopo averlo richiesto agli
incaricati dei Turni di Intervento.
Gruppo
di Coordinamento dei Turni di Intervento
Una o due persone in stretta e
costante collaborazione col “Gruppo Turni di Intervento”, incaricate di
raccogliere le varie richieste
di intervenire che arrivano loro per ordinarle prima di passarle ai moderatori.
Nel caso di un dibattito aperto, soprattutto se acceso, informano e coordinano
i diversi Turni di Intervento in attesa per evitare di ripetere gli stessi messaggi
o per mediare tra posizioni simili, in modo da presentare ai moderatori un
unico messaggio che comprende i contenuti comuni. Il/i coordinatore/i serve
solo come filtro formale e non giudica il contenuto degli interventi. Per
assicurarsi che gli oratori si attengano al tema bisogna ricordare quale è
l’argomento trattato; nel caso in cui non sia relazionato bisogna informare
dell’esistenza di altri spazi di dibattito e riflessione (speakers-corners,
gruppi di lavoro …). Una volta coordinato l’intervanto, si indicheranno gli
ordini stabiliti ai facilitatori, affinché questi informino il moderatore, che
darà spazio secondo l’ordine che gli verrà indicato.
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cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Gruppo
Facilitatori
Due o tre persone che sostengono
il moderatore. Sono una specie di “Grillo Parlante”, gli unici che si dirigono direttamente al moderatore,
favorendone la concentrazione e imparzialità. Si collocano intorno allo spazio
di moderazione. Sono incaricati di aiutare la persona che modera a sintetizzare
e riformulare le proposte in modo obiettivo e imparziale, di facilitare il
flusso di informazioni in arrivo dal “Coordinamento” al moderatore per dare
spazio ai vari interventi secondo un ordine adeguato, di evitare che i presenti
distraggano la concentrazione del moderatore. Devono anche aiutare coloro che
abbiano difficoltà a parlare in pubblico, “correggere” piccoli errori
grammaticali, annotare possibili errori nella sintesi di ogni intervento,
avvisare di qualche cambiamento improvviso dell’ultima ora, ri-sistemare
l’Ordine del Giorno in caso di difficoltà, ecc. In caso di assemblee molto
numerose si può distinguere la figura del facilitatore diretto per ordinare le cose
in modo ancor più preciso per il moderatore.
Si occupano di:
· Dare il benvenuto ai presenti
· Informare circa la natura e il
funzionamento dell’Assemblea
· Presentare i Gruppi di
Dinamizzazione e le loro funzioni
· Moderare in modo positivo e
conciliante le possibili divergenze, senza mai sostenere una delle posizioni
presentate
· Informare dell’evoluzione di
ogni giro di posizioni a favore e contrarie nei processi di consenso indiretto
· Ricapitolare brevemente ogni
intervento nei suddetti giri di dibattito e gli interventi che lo richiedono
· Ripetere i consensi così come
messi a verbale.
Assemblee, guida rapida
Gruppo
Verbali
Due persone incaricate di
prendere nota di quegli interventi non messi per iscritto. In caso di risoluzione
di consenso potranno richiedere di ripetere testualmente i punti accordati in
modo da essere approvati dall’Assemblea e poterli scrivere correttamente.
Normalmente uno prende appunti a mano e l’altro al computer per confrontare i
verbali in caso di necessità.
Nel caso in cui fossero
esposti al sole in modo diretto, il Gruppo Logistica collocherà due persone
dotate di ombrelli per offrire loro riparo.
Alla fine dell’Assemblda
dovranno leggersi i punti di consenso affinché risultino chiari.
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cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
LINGUAGGIO SIMBOLICO ACCORDATO
PER L’ESPRESSIONE COLLETTIVA DI TUTTA L’ASSEMBLEA
Per rendere agili i processi
di espressione collettiva nell’Assemblea, sono stati decisi i seguenti gesti
corporali per esprimere i seguenti fattori:
* APPLAUSO/ACCORDO: Si alzano le mani aperte facendo ruotare i
polsi
* DISACCORDO: Si incrociano
gli avambracci formando una specie di X sulla testa.
* “E’ GIA’ STATO DETTO/TI STAI
RIPETENDO”: Si muovono le braccia facendo girare le mani su se stesse come la
richiesta di “cambio” usata negli sport.
* “IL TUO INTEVENTO SI STA
ALLUNGANDO TROPPO”: Le braccia estese a croce si chiudono lentamente come se
fossero le lancette dell’orologio che si incontrano sulla testa una volta che
si siano uniti i palmi delle mani.
* “NON TI SI SENTE BENE”: Si
indicano le orecchie o si muove la mano dal basso verso l’alto per indicare che
si “alzi il volume” della voce.
Che
cos’è l’Ordine del Giorno di un’Assemblea? A cosa serve?
L’Ordine del Giorno è il
sommario dei temi che verranno trattati in Assemblea. Serve a non lasciare
nessun tema importante fuori dalla discussione, a mantenere un ordine nella
natura degli interventi e a calcolare più o meno il tempo massimo di durata di
ogni blocco. Lo redige e organizza il Gruppo di Dinamizzazione e dev’essere ben
chiaro al moderatore di turno perché sarà la sua guida basilare di contenuti.
La commissione di dinamizzazione assembleare non giudica né decide in nessun
caso i contenuti dell’ordine del giorno, semplicemente li ordina in accordo con
i rappresentanti di ogni commissione e gruppo di lavoro che hanno partecipato
ad ogni riunione preparatoria.
È il copione con le linee
fondamentali che si tratteranno in Assemblea circa le tematiche da discutere ed
è conveniente leggerlo all’inizio dell’Assemblea per informare e rendere
partecipi tutti i presenti. Con l’esperienza, ogni Assemblea andrà migliorando
il disegno di quest’elenco, soddisfacendo gli aspetti che consideri più o meno
importanti. Raccomandiamo che nell’elaborarlo si stabilisca un tempo limite di
durata dell’assemblea in funzione ai temi da trattare e al numero dei
partecipanti: se diventa troppo lunga perderemo la concentrazione e non sarà produttiva.
Assemblee, guida rapida
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cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Diffusione
Riguardo la diffusione è
importante avere tanti utenti nelle principali reti sociali del paese per poter
informare nel modo più diretto la popolazione. Se ne occupa la commissione Comunicazione.
Nelle manifestazioni questa
commissione dispone di una rete di collaboratori che usano i propri computer
per trasmettere in streaming quello che sta succedendo in tempo reale: in
questo modo resta tutto documentato.
Creare pagine web del
movimento che servano da punto informativo, così come raccogliere i verbali è
invece il compito del gruppo informatico, che a Sol si chiama Hacksol.
Le stesse assemblee servono
come forma di diffusione del movimento, oltre ad azioni come manifestazioni,
incontri ecc.
E’ utile anche realizzare
magliette e volantini.
Rispetto
Si è già parlato
dell’importanza della Commissione Rispetto per la rivoluzione pacifica, ma si
deve insistere su quest’aspetto.
SIAMO TUTTI “RISPETTO”
Non è necessario chiamare la
Commissione Rispetto quando vediamo che si sta creando una situazione violenta
o quando due persone stanno discutendo animatamente. Siamo tutti “Rispetto”,
possiamo intervenire tutti e mediare in questa situazione affinché non
peggiori.
Quale è allora la necessità
della sua esistenza? Questa commissione serve perché in situazioni estreme ci sia
qualcuno disposto ad agire. Sono i coraggiosi dell’accampata quelli che devono
sempre
mantenere la calma e cercare
di calmare gli altri.
Il loro compito va oltre. Si
occupano di sensibilizzare tutti riguardo al linguaggio offensivo che a volte
usiamo e ricordare che in fin dei conti siamo tutti persone. Per questo
insistono sull’importanza di non insultare la polizia o le forze dell’ordine,
dato che eseguono degli ordini che vengono dall’alto. Molti di loro sicuramente
stanno dalla nostra parte.
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cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Sistemi di comunicazione
I sistemi di comunicazione
creati vengono descritti qui di seguito, sia quelli a livello di accampata che
a livello virtuale, nazionale e internazionale.
Nelle
accampate
Nell’accampata la
comunicazione era a livello personale e tra commissioni. Alcune persone facevano
da collegamento tra due o più commissioni, perché conoscevano persone all’interno
o perché vi avevano svolto compiti.
Un’altra forma di comunicazione
interessante è l’uso di chat rooms (IRC) specifiche intra-accampate,
dove ogni commissione ha un
nome, in modo da permettere una comunicazione fluida e in tempo reale. Per
questo è necessario che ogni commissione disponga di un computer con connessione
Internet. A Sol sfortunatamente non avevamo questo tipo di comunicazione, che
sarebbe stata molto utile.
Virtuali
Qui si creavano pagine web
specifiche, mailing list di ogni commissione, gruppi di lavoro su Google, una
rete sociale del movimento chiamata n-1, blog dei quartieri che venivano
linkati alla pagina principale, siti a livello internazionale e assemblee
virtuali sia nazionali che internazionali, oltre a tutte le reti sociali.
Nazionali
Due mesi dopo la diffusione
delle accampate si è tenuto un incontro a livello nazionale con persone da tutta
la Spagna, allo scopo di conoscersi e di arrivare a punti comuni. Sono stati
realizzati vari incontri di questo tipo.
La commissione di espansione
nazionale, così come le commissioni il cui ambito d’azione era maggiore di
quello nell’accampata facevano assemblee o incontri virtuali in chat (IRC) o a
voce usando TeamSpeaker, Skype, ecc.
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Rivoluzione pacifica
PERCHE'
LA NON VIOLENZA?
Fin dall'inizio del movimento
15M, i poteri hanno cercato di etichettarlo come violento e di radicalizzarlo. E'
il loro modo di neutralizzarlo, di ridurre la sua pluralità, di espropriarlo
della sua legittimità, di ridurre l'appoggio sociale.
D'altra parte, se siamo nonviolenti,
gli rendiamo le cose difficili e non sanno come attaccarci. La nonviolenza ci
permette di esprimerci per le strade in molti modi: circolare e fermarci,
parlare con la gente, gridare le nostre domande, manifestare rabbia ma anche
allegria, fare della nostra fragilità una forza, rompere con il prevedibile,
con quello che si aspettano da noi. Alle nostre manifestazioni partecipano le
famiglie, si mobilita tutta la società.
Cos’abbiamo
imparato
Ciò che abbiamo imparato in
questi pochi mesi, ciò che dobbiamo valorizzare e potenziare, è che abbiamo
costruito un movimento fatto di diversità, inclusività, orizzontalità,
intelligenza collettiva, ingegno, ispirazione, un movimento molto attivo ma
pacifico e nonviolento, che avanza nell'autorganizzazione a livello locale e
internazionale. Queste sono le chiavi che ci permetteranno di cambiare il mondo
e le nostre vite.
Nonviolenza
nel DNA
Il 15M è un movimento pacifico
e nonviolento: è parte della sua essenza e, oltre ad essere già stato
sottolineato nel secondo manifesto, è pura evidenza. Qualcuno lo ha espresso
così: "E’ nel nostro
DNA".
Azione
permanente di fronte al conflitto
Nonviolenza non significa
evitare il conflitto. Abbiamo occupato piazze, manifestato senza permesso,
bloccato sfratti, cacciato la polizia dai quartieri, realizzato grandi mobilitazioni...
Insomma, la nonviolenza del 15M non è passiva, non è osservanza della legalità,
né adozione dei termini convenzionali della politica, ma è attiva, ribelle,
disobbediente nei confronti delle ingiustizie e creativa. La nonviolenza permette
di considerare il conflitto secondo i nostri termini, scegliendo noi gli
scenari, dando il ritmo e usando la metodologia che ci offre maggiori vantaggi.
Enormi
passi avanti
Il 15M è riuscito a realizzare
ciò che altri movimenti più "radicali" provavano a fare da anni senza
successo: ha ottenuto un ampio appoggio popolare.
Versione 1.0 "Come
cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Rivoluzione pacifica
La
nonviolenza ci rende imprevedibili
Il movimento ha avuto
l’intelligenza di non cadere nelle provocazioni e di evitare le situazioni e le
trappole create appositamente. La violenza ci rende prevedibili: rafforza le
posizioni e i ruoli (poliziotto=repressore, manifestante=vittima). Ognuno sa
chi è, qual è la sua identità e cosa deve provare per l'altro. Queste situazioni
le evitiamo perché non vogliamo che ci spingano verso la spirale, già ben nota,
di azione violenta-repressione-arresti-feriti-paura-rancore-reazione-campagne
antirepressive, in cui perdiamo tutta l'iniziativa, per continuare invece a
farci domande fondamentali quali: come vogliamo vivere insieme, in che modo
vogliamo essere governati, cosa fare con la ricchezza prodotta da tutti, come
migliorare le nostre vite etc.
La
nonviolenza lavora rompendo la logica dell’avversario
La violenza cerca di
debilitare l'altro, annullarlo o eliminarlo fisicamente. La nonviolenza lavora
sconfiggendo l’avversario psicologicamente e emotivamente, disarmando le sue argomentazioni,
rompendo la sua logica, realizzando azioni imprevedibili, creative e sempre basate
sulla forza della coerenza, dell'etica e delle domande giuste. Lavora contro i rappresentanti
del potere, ma non contro le persone (es. poliziotti) che sono altre vittime
del sistema.
Bisogna
allenarsi alla nonviolenza
Il nemico contro cui lottiamo
è un sistema con dei valori e una "logica" che, in primo luogo, riguardano
noi stessi (ad esempio: ci sono mille scelte quotidiane con cui sosteniamo
questo sistema di cui facciamo parte tutti). Non tutto è fatto a misura nostra.
Abbiamo atteggiamenti e comportamenti che possiamo cambiare per fare la nostra
parte e produrre questi cambiamenti.
Questo richiede apprendimento:
a relazionarsi in modo diverso con gli altri, a cambiare comportamenti
escludenti o discriminatori, ad avere una condotta proattiva. A includere il
"noi" nella nostra vita. C'è una grande "potenza di umanizzazione"
nel movimento 15M. Siamo esseri umani e non merce nelle mani di politici e
banchieri.
Antecedenti
della nonviolenza
Possiamo evidenziare molti
antecedenti di lotte nonviolente nella storia e ispirarci alle proposte e alle
azioni del Mahatma Gandhi nell'India dell'inizio del XX secolo, alle lotte di
M.L. King per i diritti civili dei neri negli USA, all'azione di Kwame N’krumah
in Ghana e alla nonviolenza attiva di Mario Rodrigueze Cobos (Silo) in America
Latina.
Versione 1.0 "Come
cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
Rivoluzione pacifica
La
disobbedienza civile
La nonviolenza lavora con
diversi strumenti: il "vuoto" nei confronti del potere, la denuncia,
la non cooperazione con l'ingiustizia e la violenza e la disobbedienza civile di fronte a leggi
ingiuste. Uno dei massimi esponenti della disobbedienza civile a cui possiamo
ispirarci è Henri David Thoreau.
Violenza
e nonviolenza sono compatibili?
L'esperienza dice che la
violenza, quando sorge, si colloca sempre al centro di quanto sta succedendo,
come se fosse un vortice che risucchia e trascina tutto il resto. La nonviolenza
può esprimersi in molti modi, la violenza solo in uno. Alle azioni nonviolente
partecipa molta gente diversa, a quelle violente sempre gente con un
determinato profilo.
Gli
inafferrabili
Più restiamo inafferrabili,
senza fronti definiti né retroguardia, né leaders, né portavoce, né quartier
generale, né sigle, né classificazione definita (che sia antisistema, sinistra,
destra etc), senza nulla che si possa catturare, smantellare, occupare,
segnalare.... Più siamo aperti e presenti in più posti (anche in altri paesi),
quanto più avanziamo in questa direzione, tanto più forti saremo per la gente
che ci vedrà come riferimento e più invulnerabili di fronte ai poteri.
Dove
applicarci
Non dobbiamo sprecare troppa
energia per far cadere questo sistema. Lo farà da solo. Il nostro lavoro può
consistere nel costruire modelli nuovi. Se cade tutto...torniamo alla
preistoria?
Abbiamo bisogno di costruire
un movimento sociale con nuovi modelli economici, di organizzazione e relazione
sociale, di cultura, spiritualità, nuovi modelli di istruzione, sanità etc.
Le
diverse forme di violenza
Oltre alla violenza fisica,
che è la più evidente e "visiva", la violenza si manifesta in molte
forme: c'è violenza economica quando si sfruttano gli altri, c'è violenza politica
quando si impedisce la partecipazione, c'è violenza religiosa quando si
impongono credenze in modo fanatico, c'è
violenza istituzionale quando esistono abusi di potere e leggi ingiuste, c'è
violenza nella cultura quando si emarginano altre culture, c'è violenza di
genere quando si discrimina in base al sesso, c'è violenza generazionale quando
a causa dell'età si perdono i diritti e c’è anche violenza psicologica.
La nonviolenza lotta non solo
contro la violenza fisica, ma contro tutte le forme di violenza. Il pacifismo
in generale si basa sul rifiuto della violenza fisica.
Versione 1.0 "Come
cucinare una rivoluzione pacifica”. Di Spanish rEvolution
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