sabato 19 novembre 2011

una mail da New York.. per respirare l'atmosfera dei nostri fratelli americani 17/11/11

Ieri sono andata a lavorare e non ho saputo niente di specifico di quello che succedeva in città fino a quando non sono uscita alle 17. Ma tutto il giorno era passato con un sottofondo delle azioni che il 99% stava portando avanti in diverse parti della città. Lo indicavano gli elicotteri della polizia e della stampa che volavano su New York City. Si sapeva che stava succedendo qualcosa in diverse stazioni della metro perché alcune entrate erano chiuse. All’ora di pranzo pioveva e in lontananza si sentiva un coro di altoparlanti e si vedevano girare le luci delle pattuglie della polizia che passavano da una strada all’altra. La gente, sia il pubblico che il personale, nel tribunale di giustizia dove lavoro (davanti al quale più tardi la gente ha cominciato a sommarsi per un incontro festivo di anniversario del secondo mese di Occupy Wall Street) era inquieta, quasi euforica, cosciente del fatto che fuori stavano succedendo molte cose.
Alle 17 sono uscita dal lavoro e ho camminato per meno di due isolati fino a trovarmi in Foley Square dove arrivavano centinaia di persone ad ogni minuto. Più tardi ho saputo che c’era stata anche una giudice che conosco e che lavora nel mio tribunale – una donna che a prima vista non sembrerebbe mai che possa partecipare a quel tipo di attività, essendo una donna di mezza età, robusta coi capelli bianchi, la pelle chiara, occhi di un azzurro acciaio penetrante e gesti che possono essere molto severi. Era difficile ubicare la giudice nella moltitudine che cresceva e cresceva mentre sopraggiungeva la sera e il freddo. Tuttavia, in Foley Square c’era molta vita e sentimento. La gente era contenta e ballava, cantava slogan e sorrideva agli sconosciuti. In vari punti della piazza c’erano bancali con microfoni coordinati per funzionare alternativamente in modo che la gente del pubblico potesse esprimere agli altri quello che sentiva.
Poi a un certo punto la maggior parte ha preso ad attraversare il ponte di Brooklyn, che dista pochi isolati.
Io e la mia coppia, abbiamo deciso di andare a mangiare e andare a piedi a Zuccotti Square ad aspettare il corteo. Per le strade c’era molta gente e anche molta polizia e veramente non si sapeva chi era parte di questo movimento e chi no. Sembra che il movimento è veramente il 99% della popolazione. E, l’1% dov’è? Esiste veramente questa percentuale dominante o è un gioco di specchi?
La piazza, dopo lo sfollamento di qualche giorno fa ora è pulita, con le luci a terra accese che illuminano gli alberi autunnali ricoperti di foglie di un giallo burroso. Uno scenario quasi onirico. E lì c’è la gente che è rimasta a curare la piazza, che vibra con un respiro sincronizzato e un solo cuore che palpita ispirazione, nell’assemblea. Arriva un uomo sulla quarantina che è stato a Tienanmen venti anni fa. Ci porta alcune poche frasi di riconoscimento e di respiro che pronuncia emozionato. Più tardi si esprime brevemente una giovane yemenita che sembra quasi spaventata dall’effetto che le produce sentire le sue parole riprodotte da centinaia di persone in un microfono umano. In piazza tornano i marciatori e la folla ruba nuovamente la scena alle luci a terra, agli alberi gialli e ai grattacieli che circondano la piazza.

L’assemblea andrà avanti per molto, però per me è tardi e torno a casa.

Patricia Rios 17/11/11 - NYC

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