Fin dall'inizio del movimento 15M, i poteri vogliono
etichettarlo come violento. Cercano di renderlo radicale. E' il loro modo di
neutralizzarlo, di ridurre la sua pluralità, di espropriarlo della sua
legittimità, di diminuire l'appoggio sociale.
D'altra parte, se siamo non violenti, gli rendiamo le cose
difficili e non sanno come attaccarci. La non violenza ci permette di
esprimerci per le strade in molti modi: circolare e fermarci, parlare con la
gente, gridare le nostre domande, manifestare rabbia ma anche allegria, fare
della nostra fragilità una forza, rompere con il prevedibile, con quello che si
aspettano da noi. Alle nostre manifestazioni partecipano le famiglie, si
mobilita tutta la società.
Cosa abbiamo imparato
Ciò che abbiamo imparato in questi pochi mesi, ciò che
dobbiamo valorizzare e potenziare, è che abbiamo costruito un movimento fatto
di diversità, inclusività, orizzontalità, intelligenza collettiva, ingegno,
ispirazione, un movimento molto attivo ma pacifico e non violento, che avanza
nell'autorganizzazione a livello locale e internazionale. Queste sono le chiavi
che ci permetteranno di cambiare il mondo e le nostre vite.
Non violenza nel DNA
Il 15M è un movimento pacifico e non violento: è parte della
sua essenza e, oltre ad essere già stato sottolineato nel secondo manifesto, è
pura evidenza. Qualcuno lo ha detto: "è nel nostro DNA".
Azione permanente di fronte al conflitto
Non violenza non significa evitare il conflitto. Abbiamo
occupato piazze, manifestato senza permesso, bloccato sfratti, cacciato la
polizia dai quartieri, realizzato grandi mobilitazioni...Insomma, la non
violenza del 15M non è passiva, non è osservanza della legalità nè assunzione
dei termini convenzionali della politica ma è attiva, ribelle, disobbediente
nei confronti delle ingiustizie e
creativa. La non violenza forza a considerare il conflitto con i nostri
termini, scegliendo noi gli scenari, dando il ritmo e usando la metodologia che
ci beneficia maggiormente.
Enormi passi avanti
Il 15M è riuscito in ciò che altri movimenti più
"radicali" provano a fare da anni senza successo: ha ottenuto un
ampio appoggio popolare.
La non violenza ci rende imprevedibili
Il movimento è stato molto intelligente nel non cadere in
provocazioni e nell'evitare continuamente le situazioni e le trappole create
appositamente. La violenza ci rende prevedibili: rafforza le posizioni e i
ruoli (poliziotto=repressore, manifestante=vittima). Ognuno sa chi è, quale è
la sua identità e cosa deve provare per l'altro.
Queste situazioni le evitiamo perchè non vogliamo che ci
spingano verso la spirale, già ben nota, di azione
violenta-repressione-arresti-feriti-paura-rancore-reazione-campagne
antirepressive in cui perdiamo tutta l'iniziativa per continuare a farci
domande fondamentali quali: come vogliamo vivere insieme, in che modo vogliamo
essere governati, cosa fare con la ricchezza prodotta da tutti, come migliorare
le nostre vite etc.
La non violenza lavora rompendo la logica del contrario
La violenza cerca di debilitare l'altro, annullarlo o
eliminarlo fisicamente. La non violenza lavora vincendo psicologicamente,
emotivamente colui che è contrario, disarmandolo delle sue argomentazioni,
rompendo la sua logica, realizzando azioni imprevedibili, creative e sempre
basate sulla forza della coerenza, dell'etica e delle domande giuste. Lavora
contro i rappresentanti del potere, ma non contro le persone (es. poliziotti)
che sono altre vittime del sistema.
Bisogna allenarsi alla non violenza
Il nemico contro cui lottiamo è un sistema con dei valori e
una "logica" che, in primo
luogo, riguardano noi stessi (ad esempio: ci sono mille scelte quotidiane con
cui sosteniamo questo sistema di cui facciamo parte tutti).Non tutto è fatto a
misura nostra. Abbiamo atteggiamenti e comportamenti che possiamo cambiare per
fare la nostra parte e produrre questi cambiamenti. Questo richiede
apprendimento: a relazionarsi in modo diverso con gli altri, a cambiare
comportamenti esclusivi o discriminatori, ad avere una condotta proattiva. A
includere il "noi" nella nostra vita. C'è una grande "potenza di
umanizzazione" nel movimento 15M. Sosteniamo che siamo esseri umani e non
merce nelle mani di politici e banchieri.
Antecedenti della non violenza
Ci sono molti antecedenti di lotte non violente nella storia
che possiamo evidenziare. Possiamo ispirarci alle proposte e alle azioni del
Mahatma Gandhi nell'India dell'inizio del XX secolo, nelle lotte di M.L. King
che lavorò per i diritti civili dei neri negli USA, in Africa con l'azione di
Kwame Kkrumah in Gana e in America Latina con Mario R. Cobos (Silo) con la sua
non violenza attiva.
La disobbedienza civile
La non violenza lavora con diversi strumenti: il
"vuoto" nei confronti del potere, la denuncia, la non cooperazione
con l'ingiustizia e la violenza. La non violenza però ha anche un'altra forma
di lotta legittima che è la disobbedienza civile di fronte a leggi ingiuste.
Uno dei massimi esponenti della disobbedenza civile a cui possiamo ispirarci è
Henri David Thoreau.
Violenza e non violenza sono compatibili?
L'esperienza dice che la violenza, quando sorge, si colloca
sempre al centro di quanto sta succedendo, come se fosse un vortice che
risucchia e trascina tutto il resto. La non violenza può esprimersi in molti
modi, la violenza solo in uno. Alle azioni non violente partecipa molta gente
diversa, a quelle violente partecipa sempre gente appartenente a un determinato
profilo.
Gli inafferrabili
Quanto più restiamo inafferrabili, senza fronti definiti nè
retroguardia, nè leaders, ne portavoce, nè quartier generale, nè sigle, nè
classificazione definita (che sia antisistema, sinistra, destra etc), senza
nulla che si possa catturare, smantellare, occupare, segnalare...., quanto più
aperti, in più posti (anche in altri Paesi) , quanto più avanziamo in questa
direzione, più forti saremo per la gente che ci vedrà come riferimento e più
invulnerabili di fronte ai poteri.
In cosa applicarci
Non dobbiamo sprecare troppa energia per far cadere questo
sistema. Lo farà da solo. Il nostro lavoro può consistere nel costruire modelli
nuovi. Perchè se cade tutto...torniamo alla preistoria? Abbiamo bisogno di
costruire il movimento sociale con nuovi modelli economici, di organizzazione e
relazione sociale, di cultura, spiritualità, nuovi modelli di istruzione,
sanità etc.
Le diverse forme di violenza
Oltre alla violenza fisica, che è la più evidente e
"visiva", la violenza si manifesta in molte forme: c'è la violenza
economica quando c'è sfruttamento, c'è violenza poltica quando si impedisce la
partecipazione, c'è violenza religiosa quando si impongono credenze e c'è
fanatismo, c'è violenza istituzionale quando esistono abuso di potere e leggi
ingiuste, c'è violenza nella cultura quando si emarginano altre culture, c'è
violenza di genere quando di discrimina per il sesso, c'è violenza
generazionale quando a causa dell'età si perdono i diritti nonchè la violenza
psicologica.
La non violenza lotta non solo contro la violenza fisica ma
contro tutte le forme di violenza. Il pacifismo in generale si basa sul rifiuto
della violenza fisica.
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